IL FANTASMA CHE CHIAMA

Fonte: Centro Ricerche L.Da Vinci

Il caso di cui vi parlerò ci vede, una volta tanto,
protagonisti in prima persona. Alcuni mesi or
sono nel quartiere di Roma dove risiedevo prima di trasferirmi a Cremona, giravano strane voci su "presenze" e sensazioni che la gente avvertiva in un determinato punto, non distante da casa mia... Praticamente non si parlava d'altro.
Quando tornai a Roma
approfittando di alcuni giorni liberi, mi venne a trovare un amico che da tempo non vedevo, Marco C. Dopo I convenevoli di rito, cominciò a parlarmi del fenomeno... "Si sta creando quasi una leggenda su questa storia...", racconta. "C'è chi dice di aver sentito una mano afferrargli un braccio, oppure chi si è più volte sentito chiamare per nome
e voltandosi non ha visto
nessuno... Gente seria,
non visionari; gente attendibile". Gli dico che avrei visitato il posto, e soprattutto avrei parlato volentieri con qualche testimone. Marco si fa
risentire qualche giorno
dopo, portandomi da una signora del quartiere, sulla cinquantina. Sono stato
costretto a garantirle l'anonimato, così che la chiameremo solo per nome, Rosa.
E' la classica signora di
mezza età che abita in un quartiere difficile e pieno di problematiche, e non avrebbe nessuna ragione a inventare una storia simile. Una signora aperta, gentile e molto semplice che ama definirsi "ignorante per forza maggiore" in quanto ai suoi tempi al massimo si
riuscivano a terminare le
elementari. La signora Rosa è "romana de Roma" come dice lei, orgogliosa; ed è molto simpatica. Per questo ho deciso di lasciare le sue parole "intatte": per farne emergere semplicità e trasparenza. "Eh, figlio mio... Qui ogni giorno ne esce una
nuova... Che vuoi sapere? Del fantasma?" "Mi racconti che cosa le è successo..." "Ma mica solo a me! Pure a Nunzia... A me è successo mentre venivo dal mercato. Ero andata a fare la spesa e tornavo a casa, verso le undici e mezza. A un tratto, me sento prende pe'n braccio! C'è mancato
poco che me venisse n'infarto! Mi sono girata e non c'era nessuno... E lì mi sono spaventata ancora di più! Poi, ho ripreso a camminare e mi sono sentita chiamare due, tré volte... Rosa, Rosa...! Capirai che spavento! Appena arrivata a casa mi sono messa a pregare... Poi, a ripensarci il giorno dopo, mi sono convinta che deve essere stato il povero marito mio, Bartolomeo, che mi voleva dire qualcosa... Ci sono ripassata parecchie volte, lì, l'ho pure chiamato, ma niente, non ho sentito più niente. E' capitato però a Nunzia, e pure lei si è sentita chiamare parecchie volte... Ma guarda che ci sono un sacco di persone che gli è successo... Però io me lo sento: è Bartolomeo che mi vuole dire qualcosa... Però mi sembrava una voce diversa, quasi da donna. Era come trascinata, sofferente,
cupa... Sembrava proprio che venisse da lontano..."
A questo punto mi pare inutile indugiare oltre e con Marco, e altri ricercatori di Roma, ci siamo organizzati per andare sul posto dove le segnalazioni sembravano
maggiori. Inutile specificare che non pensavamo nè speravamo minimamente di trovare ciò che poi trovammo... Di solito, se si verifica qualcosa è solo per casualità... Ma questa volta la casualità si verificò, a dispetto di tante altre ricerche ed esperimenti risoltisi con un nulla di fatto... Ma torniamo a noi... Intorno alle ore 10,30 del mattino siamo in via Ivanhoe Bonomi, nel quartiere del Tufello... All'altezza della grossa cabina ENEL che c'è sulla strada avvertiamo una strana sensazione correrci giù per la schiena... La stessa cara sensazione di tante altre volte, ben conosciuta, ormai.. Decidiamo di scattare delle fotografie intorno alla cabina, seguendo il solito copione. Usiamo una Canon molto semplice caricata con un rullino sensibile all'infrarosso. Iniziammo a scattare, nel punto in cui molte persone hanno asserito di essersi sentite più volte chiamare per nome, oppure hanno avvertito una forte sensazione di disagio, tipica dei posti dove "si
sente..."I nostri apparecchi di rilevazione elettronica non rilevano particolari anomalie. Solo i campi elettrico e magnetico risultano, logicamente, alterati in prossimità della cabina dell'ENEL. Dopo un po', delusi dal non aver sentito alcuna voce, ci rechiamo da Gianni Petruzzelli, il nostro esperto fotografo. Esaminata la pellicola, ci accorgiamo che uno scatto ha catturato "qualcosa". L'emozione raggiunge il suo apice quando, stampato l'ingrandimento della foto, ci rendiamo subito conto di trovarci di fronte a una manifestazione presumibilmente ectoplasmica... Osserviamo a lungo l'immagine: a ciascuno di noi sembra una cosa diversa. I più ci vedono una ragazza, altri una donna adulta. I vestiti sembrarono riportarci, per la foggia, al secolo scorso... A un esame
approfondito si delineano tratti ben definiti... A parecchi di noi il soggetto sembra un frate per la posizione tipica delle mani congiunte in vita e per quello che sembra essere un cappuccio calato sulla testa...
Anche una folta barba sembra apparire esaminando più volte l'immagine... Se poi si volesse indagare sul volto emergerebbe un viso molto scarno... Addirittura s potrebbe vedere un
teschio... L'espressione
sembra guardare chi scatta l'immagine... Gli occhi sono molto incavati e non sono riconoscibili pupille...Un lavoro approfondito di pulizia dell'immagine è stato portato avanti presso il laboratorio Kodak di Gianni con l'ausilio di un calcolatore. Innanzitutto, è stata portata al negativo per evidenziare dettagli inosservati nell' originale...
Proprio durante queste fasi di lavorazione al computer, il tecnico ci ha assicurato che l'immagine è una delle più chiare tra quelle che gli abbiamo portato... Fra l'altro ha escluso qualsiasi tipo di possibilità di effetto luce o altro... Nella versione al negativo si ha un incremento del dettaglio del "vestito" dell'entità, che sembra formare una specie di risvolto sulle spalle e che cade come un saio, con delle pieghe, lungo la figura.
Giorgio Franchetti, Direttore del Centro Ricerche di Roma, è convinto che si tratti di un frate. Anche se, ha ammesso, si ravvisano le "forme" di una donna... Dalle immagini è parso subito chiaro che le voci sui fenomeni strani in quel
posto erano vere... Inutile precisare che vi siamo tornati non appena sviluppate le foto, ma sebbene abbiamo scattato numerosi rullini interi, siamo riusciti stavolta a riprendere solo foglie e
auto parcheggiate..
.
© Immagini di proprietà del Centro ricerche "Leonardo da Vinci" Pubblichiamo la versione al negativo della foto dell'entità... In molti mi hanno chiesto che cosa fosse quella stana riga bianca che corre per tutta la lunghezza: non saprei che rispondere, dal momento che niente del genere c'era di visibile al momento della fotografia. Sulle altre 23 foto del rullino, non appare niente di niente... Tra l'altro la striscia bianca corre
davanti alla figura, che
risulta chiaramente dietro lascia e perfino dietro l'auto parcheggiata... Il nostro lavoro non si è fermato certo all'esame del negativo... Gianni Petruzzelli ha pensato di fondere insieme le varie immagini elaborate dal computer, di delineare quello che sembrava il profilo più marcato della figura e quindi di abbassare i contrasti all'esterno e aumentare i contrasti all'interno della sagoma delineata, cambiando colore. E così, dopo alcuni istanti di riflessione il PC ci ha regalato l'immagine finale dell'entità portata in primo piano che qui pubblichiamo... Il colore giallo assegnato stacca definitivamente ciò che appartiene all'immagine da ciò che fa parte dello sfondo... Rimane sempre il dubbio sulla linea bianca che attraversa l'intero fotogramma. Onestamente non vi riportiamo nessuna spiegazione ufficiale del fenomeno in quanto ancora non esiste.
Neanche Gianni Petruzzelli ci ha saputo fornire una interpretazione ottica, o
quanto meno tecnica: un mistero nel mistero... Nessuno di noi ha avuto mai il coraggio di dire alla signora Rosa che certo
quello non era il suo
Bartolomeo; come sempre in questi casi, ognuno si fa la propria opinione e si convince di quello che più vorrebbe. Vi lascio a contemplare la suggestione di queste fotografie, certi di esserci intrufolati,per il brevissimo"snap"dell'otturatore della mia Canon, in un
mondo parallelo al nostro, del quale sappiamo poco o niente e che forse, proprio perché siamo degli intrusi, non ci appartiene...
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