PREMESSA
In numerosi siti internet Italiani (di divulgazione generale ma anche di
settore) abbiamo letto ripetitivamente le frasi seguenti:
"Nel monastero di Sant’Anna, a Foligno (Pg), si odono ancora i lamenti di
suor Teresa Margherita Gesta, morta tra quelle mura il 4 novembre 1859. Lo
spirito della donna abiterebbe ancora la stessa stanza che occupò in vita,
malgrado sia trascorso più di un secolo dalla sua morte"
"Nel monastero di Sant’Anna, a Foligno (Pg), si odono ancora i lamenti di
suor Teresa Margherita Gesta, morta tra quelle mura il 4 novembre 1895. Lo
spirito della donna abiterebbe ancora la stessa stanza che occupò in vita,
malgrado sia trascorso più di un secolo dalla sua morte"
"Nel
Monastero di Sant’Anna,
a Foligno (Perugia), si odono ancora i lamenti di suor Teresa Margherita Gesta,
morta tra quelle mura il 4 novembre 1895. Il suo spirito albergherebbe ancora
nella stessa stanza che occupò in vita, malgrado sia trascorso più di un secolo
dalla sua morte"
A parte la discordanza sull'anno della morte della suora (secondo
l'Enciclopedia di Parapsicologia "l'uomo e l'ignoto", l'anno sarebbe il 4
Novembre 1853) su cui torneremo successivamente in questo articolo, quello che
ci ha colpito e' stata la mancanza di dati e informazioni rilevanti che
potessero supportare tale "notizia".
Abbiamo cosi' deciso di investigare personalmente. Dopo tre mesi e mezzo,
pubblichiamo i risultati della nostra ricerca.
BACKGROUND - SUOR TERESA MARGHERITA GESTA
La fonte dalla quale siamo partiti e' "Apparizioni straordinarie delle anime
del Purgatorio" di Don Marcello Stanzione e "L'uomo e l'ignoto", enciclopedia di
parapsicologia e dell'ignoto in 5 volumi edita da Armenia.
Dal primo documento impariamo che Teresa Gesta (battezzata Maria) nacque in Corsica
il 15 Marzo 1797, ricevette un'educazione cattolica e fu protagonista di un
episodio che acquistera' in seguito un enorme significato simbolico: da ragazza,
un giorno, una lisca di pesce le entro' sotto l'unghia del pollice destro. Il
dolore fu tremendo e persistette per un anno intero, senza poter piu' usare la
mano destra. Teresa dovette quindi imparare ad usare la sinistra anche per
scrivere e cucire.
La sua intenzione di entrare in convento maturo' negli anni giovanili anche
quando, per accontentare i parenti, si fidanzo'.
In seguito Teresa di ammalo' di cancro al petto e i medici dichiararono la
malattia inguaribile. Dopo terapie lunghe ed inutili si penso' di trapiantarle,
come ultima speranza, la pelle sana di un'altra persona.
Teresa tuttavia non si abbandono' alla disperazione e si affido' alla Santa
Vergine con devozione e preghiera, pronunciando il seguente voto:
“Oh Maria, Santa Madre, se tu mi liberi da questo grave male, ti prometto
di lasciare il mondo e di consacrarmi in un convento a tuo figlio Gesù”
Dopo di che si addormento'. Al risveglio ella si trovo' completamente guarita
dalla malattia e, senza esitare, si accinse a mettere in atto la sua promessa
solenne.
Teresa conosceva i conti Filippo e Stefano Barnabo' di Foligno, i quali erano
stati banditi dalla Corsica da Napoleone I perche' non avevano voluto prestargli
giuramento di fedelta', e ando' da loro per un consiglio: le fu proposto il
convento delle suore terziarie francescane di S. Anna a Foligno.
Cosi', il 24 Ottobre 1825 la giovane entro' nel convento come postulante; il 22
Febbraio 1826 indosso' l'abito dell'Ordine come novizia, mentre il 28 Febbraio
1827 divenne suora effettiva.
Le suore che furono presenti alla cerimonia della vestizione raccontarono che
Teresa Gesta rimase per un certo tempo rapita da una profonda estasi, e che in
convento era un esempio per tutta la comunita' religiosa.
Fu sempre molto scrupolosa e severa nell'osservanza delle regole dell'Ordine e
usava vestirsi in modo semplicissimo anche quando fu nominata Badessa.
Teresa distribui' la sua biancheria alle sorelle e si servi' di quella scartata
dalle altre.
Nei 33 anni che passo' in convento ricopri' tutte le cariche ma senza mai
modificare il suo sistema di vita fino a quando, il 4 Novembre 1853 (cosi'
riporta il testo) perse
conoscenza in seguito a un colpo apoplettico mentre stava scrivendo una lettera
al fratello Giovanni.
Non riprese piu' conoscenza e mori' alle 4 del mattino.
Nella seconda fonte troviamo riportate le dichiarazioni della Madre Badessa
dell'epoca, Maria Vittoria Costante Vichi, come trascritte dall'avvocato
Zingaropoli nel 1910, su quello che accadde pochi giorni dopo la morte di Teresa
Gesta. Le riportiamo integralmente:
“Il giorno 5 le furono fatti i solenni funerali, e il
giorno 6, dovendola tumulare, si pensava di collocarla in luogo separato; ma poi
si convenne di farle la cassa di legno ( cosa che non si era mai praticata ) e
tumularla nel sepolcro comune delle monache. Intanto il confessore della
comunità, Padre Lorenzo di Solero Alessandrino M.O., scritte alcune cose di lei,
mise lo scritto in una piccola boccia di vetro, ponendola al fianco della
defunta entro la cassa suddetta, e pronunciò queste parole alla presenza di
molte monache:” Io non ho voluto dir nulla dei doni di cui essa è stata favorita
da Dio, perché, se vorrà qualche cosa si farà sentire da sé “. Ciò detto si
chiuse la cassa e si calò nel sepolcro.
Trascorsi appena tre giorni dalla sua morte, una voce
lugubre e lamentevole incominciò a quando a quando a udirsi nella camera, o poco
lungi, ove morì; al che però non si dava alcun peso, mentre si giudicava
alterazione di fantasia di monache timide e paurose, finchè il giorno 16 del
sopradetto mese di novembre, alle ore 10 antimeridiane, la religiosa corale,
Suor Anna Felice Menghini di Montefalco ( monaca fra tutte la più coraggiosa )
recatasi pel disimpegno del proprio ufficio nel camerone delle biancherie, nel
salire le scale sentì un lamento affannoso e le sembrò subito di riconoscervi la
voce dell’estinta sua compagna d’ufficio Suor Teresa Margherita. Ma, lusingando
sé stessa col dire:” Sarà qualche gatto rinchiuso nei credenzoni “, proseguì
innanzi coraggiosa e recossi direttamente ad aprirne uno; ma, nulla scorgendovi,
tosto il rinchiuse. In questo il lamento si fece nuovamente sentire. Apre allora
un secondo credenzone, ma nulla vedendo neppure in questo, lo rinchiuse come il
primo, e il lamento si fa sentire altra volta. Fattasi ad aprire il terzo, senza
nulla vedere, sente una terza volta il lamento. Allora la religiosa intimorita
gridò:” Gesù e Maria, e che cosa è mai? “. Non aveva terminato queste parole,
che la voce lugubre della defunta con affannoso sospiro esclamò:” Oh! Dio, che
peno tanto! “. Suor Anna Felice in ciò udire, tremò e impallidì, perché
riconobbe chiaramente la voce dell’estinta Suor Teresa Margherita. Tuttavia,
fattasi animo, le rispose:” E perché? “. E la defunta:” Per la povertà “. "E
come, soggiunse l’altra, voi che eravate tanto povera? “. “ Non per me –
ripigliò la defunta – ma per le monache!... Se basta uno, perché due o tre? E
bada a te! “. E in ciò dire, si riempì il camerone di denso fumo, e l’ombra
della defunta da un credenzine si diresse alla volta delle scale, sempre
discorrendo, ma senza che nulla si comprendesse dall’intimorita Anna Felice.
Giunta alla porta, con voce alta disse:” Questa è una misericordia: Io non ci
torno più, e per segno di ciò…”. E qui diede un colpo alla porta ben marcato e
distinto, e tosto il fumo si dissipò e il camerone riacquistò la primiera sua
luce“.
“…Le monache in un baleno furono tutte al Badessato intorno
alla Menghini per sentire da lei genuinamente il successo. Questa narrò loro
quanto le era occorso; ed esse, in sentire che la defunta aveva detto: Per segno
di ciò… e aveva dato un colpo alla porta, dissero subito:” Avrà dunque lasciato
un qualche segnale? “. E la Menghini:” Io non lo so, perché spaventata com’ero
non ho pensato a guardarvi “. Allora le religiose tutte unite si recarono a
visitare la porta e vi trovarono l’impronta della mano di Suor Teresa
Margherita, migliore e più perfetta di quella che si farebbe da un perito
artefice con una mano di ferro infuocato…”.
La relatrice continua narrando un sogno che fece in quella
notte Suor Anna Felice, in cui le apparve la defunta, che ringraziò le
proprie consorelle per il benefico effetto delle loro preghiere. Quindi
soggiunse:
”Tu pensi di cancellare dalla porta l’impronta della mia mano. Non
potrai giammai effettuarla neppure con l’aiuto di altri. Quella è una
misericordia, un avviso; e senza di essa non sarei stata creduta…“.
Il 23 Novembre la Curia arcivescovile di Foligno istitui' un processo per
accertare i fatti; venne riaperto il sepolcro e si colloco' la mano della
defunta Teresa Gesta sull'impronta lasciata sulla porta, e alla presenza di
testimoni oculari si attesto' che le due combaciavano perfettamente. A questo
punto l'impronta venne coperta con un velo, sigillata e la porta rimossa e
deposta in un luogo segreto. In seguito la Curia ordino' che l'impronta potesse
essere esposta al pubblico, protetta da una cornice e un vetro con tanto di
serratura. E' in tali condizioni che noi l'abbiamo trovata.
Conclude il testo dello Zingaropoli:
"La relazione è sottoscritta dalla stessa Madre Badessa Suor Maria Vittoria
Costante Vichi, dalle Suore anziane Maria Eletta Bartoccini, Anna Teresa
Giovagnoli, Maria Concetta Polcri, Anna Felice Menghini, Maria Maddalena Minelli
e dalla Suora Vicaria Maria Angiolina Torelli. Seguono altre testimonianze, in
data 2 luglio 1870, del Padre Vincenzo Amoretti dei Predicatori e del Padre
Gioacchino Priore Medori Pro-Vicario Generale. Infine, il Padre Giuseppe Sensi,
Guardiano dei Minori Osservanti di San Bartolomeo certifica quanto segue, in
data 4 aprile 1871:” Che la relazione dell’Abbadessa di Sant’Anna è conforme a
quelle testimonianze in essa raccolte, le quali, avuto riguardo agli aggiunti
circostanziali anteriori, susseguenti e concomitanti dei tempi, dei luoghi e
delle persone, si possano, secondo le regole di sana morale cattolica e della
esatta critica, ritenere per non dubbie“.