Fake social, manipolazione virale
Virus e Finanza #7
Diego Antolini
08/08/2020 09:24:08
L’esplosione dei
social e dei blog ha permesso all’Era Digitale di penetrare nel
sostrato socio-culturale di tutto il mondo in maniera tale da
sembrare una panacea per tutte le differenze di razza, di pensiero e
di idee. Nei social sembrava tutto permesso ed ogni cosa possibile.
Soprattutto, si concretizzavano la possibilità di esplorare il
pianeta “navigando” in rete e l’opportunità di rendersi
visibile a livello globale. Il mito del successo e della popolarità
era alla portata di tutti e ad un prezzo contenuto.
MySpace è stato
tra i primi (2000) assieme a Photobucket
e Flickr.
YouTube
(2005) ha rivoluzionato la comunicazione visuale annullando le
distanze e aprendo la strada alle micro-produzioni audiovisive.
Facebook e
Twitter
(2006) sono diventate piattaforme globali, oggi usate a tutti i
livelli della società, dai politici ai bambini. Altri social,
spuntati come funghi sulla scia dell’enorme successo della
tecnologia smart,
si sono ritagliati nicchie specifiche per spartirsi il mercato che
non pare mai saturo di app interattive. Penso a Tumblr,
Spotify,
Foursquare
e Pinterest.
Oggi i social sono tali e tanti che molti di loro
possono essere collegati e ammettono pubblicazioni simultanee, come
ad esempio Facebook
e Instagram
o LinkedIN
e Twitter.
Inizialmente
erano stati sollevati dubbi sulla pericolosità di questi software
per la privacy
degli individui, ma poi, complice l’ego narcisista insito nella
natura umana, tutto si è risolto in quadratini che vanno spuntati
dagli user per accettare i “Termini e Condizioni”, di fatto
consegnando alle multinazionali che controllano i social i propri
dati personali. D’altra parte, se si vuole esistere in rete oggi,
si deve accettare di non essere più in grado di mantenere segreti. E
per molte, troppe persone non esistere in rete oggi significa non
esistere proprio.
Quello che la tecnologia digitale doveva
realizzare era creare gli strumenti adatti all’abbattimento della
sfera privata dei singoli individui. Una volta che ciascuno di noi ha
avuto uno smart phone
servivano i contenuti, perché le telefonate dovevano passare in
secondo piano. Quello che contava era creare un mondo virtuale in cui
le ore e i giorni sembravano minuti. Ma come si poteva passare dalla
vita reale ad una vita virtuale in modo indolore? Semplicemente
sfruttando i valori e i legami che ci rendono umani: famiglia, amici,
desideri, paure, ego. Senza queste “ancore” psicologiche non vi
sarebbe stata dipendenza da social ad un livello così esteso. E
senza l’estensione della dipendenza non sarebbero nati i Big
Data, che possiamo definire come il
ritorno d’investimento delle piattaforme social e di chi ha
investito su di esse. La febbre dei Big
Data oggi ha prodotto due fenomeni
essenziali per l’avvento di un altro “parassita” della realtà
fisica, l’A.I. o Intelligenza Artificiale. Il primo fenomeno è
quello dell’IoT o Internet of Things.
Il secondo fenomeno è quello della tecnologia della banda di
comunicazione per telefoni cellulari di varia generazione,
soprattutto la 4G LTE, 5G e 6G.