L'Effetto Babel
Virus e Finanza #3
Diego Antolini
26/05/2020 18:40:22
A diciassette anni di distanza dall’invasione USA in Iraq, che ha
lasciato una scia di distruzione e caos in tutta la regione
dell’antica Mesopotamia, non sono ancora chiare le ragioni per cui
l’amministrazione Bush ha speso trilioni di dollari per una guerra
che non ha mai avuto alcun senso.
La versione generalmente
accettata è quella che Saddam Hussein fosse in possesso di armi di
distruzione di massa in aggiunta ad un programma di armamento
nucleare che Washington aveva ritenuto pericoloso per la sua
sicurezza nazionale.
Nonostante sia stato poi appurato l’inesistenza di armi di
distruzione di massa in Iraq, una buona parte degli studiosi di
relazioni internazionali tende ancora oggi a leggere la “svista”
di Bush come un “errore in buona fede”, data la complessità
nella raccolta delle informazioni e il fatto che lo shock dell’11
settembre, di soli due anni prima, aveva spinto il governo USA a male
interpretare l’estensione della minaccia che Saddam Hussein poneva
nei confronti degli Stati Uniti.
Ma questa tesi non ha alcuna sostanza se non quella costruita,
all’alba della mobilitazione contro l’Iraq, dalla stessa
amministrazione Bush che intendeva raccogliere più consensi
possibile tra gli americani. La campagna di propaganda ideata allo
scopo è costellata da così tanta menzogna e disinformazione che, ad
oggi, è molto difficile credere che una tale pianificazione non
nascondesse sin dall’inizio ben altre motivazioni, soprattutto di
natura finanziaria.
Certamente
non era una priorità l’“esportazione
della democrazia”, altro cavallo di
battaglia che doveva servire a coprire un’aggressione unilaterale
armata nei confronti di un paese sovrano con la glassa di
eroismo dell’America di prendersi in carico i destini del mondo.
Molto più credibile la spinta delle lobby israelite (non solo
israeliane) che volevano espandere il proprio controllo sul Golfo
Persico a discapito dei vicini arabi.
Ma
c’è un’altra ragione, più sottile, meno visibile, dagli effetti
duraturi e dirompenti nonché spettacolari, e la chiamerò:
l’“Effetto Babel”.
Nel 2001 Daniel Hecht dava questo titolo ad uno dei suoi romanzi, in
cui un gruppo di scienziati scopre che alla radice della violenza vi
è una malattia che interferisce con la comunicazione e con l’empatia
umane.