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La Lunga Marcia

Virus e Finanza #1

Quando il muro che ha diviso per anni il blocco occidentale da quello sovietico cadde, crollò con esso anche l’utopia comunista di un mondo socialmente egualitario e politicamente totalitario. Con il muro caddero anche le barriere economiche grazie all’avvento della “Globalizzazione”, un termine dagli infiniti significati ma che è sempre stato promosso come la via della “libertà” economica.

Certamente in quel periodo la gente aveva bisogno di sentirsi libera dopo l’oppressione sovietica e la pressione di una Guerra Fredda che aveva tenuto ogni nazione nella morsa della paura di un nuovo conflitto mondiale. È dalla paura che è nata l’accettazione quasi unanime di abbattere le barriere tradizionali nel commercio dei beni. Il WTO (World Trade Organization), nato in quegli anni, era uno dei promotori del cambio di rotta, di un mondo “globale” dove beni e servizi potessero circolare senza restrizioni. Un principio utopico come quello che nell’Ottocento – a firma Marx e Engels - aveva acceso la scintilla della rivoluzione tra il proletariato d’Europa.
Era solo ovvio che la globalizzazione dovesse essere guidata dalla nazione che più di tutte si era creata un’immagine vittoriosa ed eroica negli anni precedenti, gli Stati Uniti d’America. La globalizzazione è stata quindi implementata a immagine e somiglianza dell’ultra-capitalismo anglosassone, la cui egemonia è durata più o meno fino all’ingresso della Cina nel WTO (2001) che si è posizionata come il polo produttivo mondiale. Non a caso quello stesso anno ha visto la caduta di due torri al WTC (
World Trade Center), che hanno segnato una nuova svolta nella storia della geopolitica moderna. L’“attacco” alle Torri Gemelle di New York è stato il pretesto per attivare la reazione a catena dell’invasione degli Stati MENA(Middle East North African countries) da parte di Stati Uniti e alleati (Francia e Regno Unito in particolare), ma anche per introdurre regole restrittive di controllo nei confronti della popolazione.
Durante gli anni di punta del consenso sulla globalizzazione economisti e politici non mostravano il minimo dubbio sulla tenuta di un sistema globale di commercio libero e di mobilità di beni e servizi senza limiti. Nel 1997, tuttavia, l’economista Dani Rodrik pubblicò un libro dal titolo “
Has Globalization Gone Too Far?” (La globalizzazione è andata troppo oltre?) proprio nel momento in cui gli Stati Uniti stavano per entrare in una nuova stagione di prosperità economica.

In questo libro Rodrik elencava alcuni eventi che mostravano come il mercato libero non sarebbe stato accettato da tutti negli anni successivi:

  • 1995, la Francia adotta delle misure di austerity fiscale per poter entrare nell’Eurozona, causando proteste sindacali che non si erano viste dal 1968;

  • 1996, a soli cinque anni dalla fine dell’URSS, un presidente comunista conquista il 40% dei voti alle presidenziali;

  • 1996, a due anni dalla creazione del NAFTA (North American Free Trade Agreement) un nazionalista bianco, repubblicano e protezionista, che correva per le primarie con il motto “America prima di tutto”, ottenne risultati assolutamente positivi.

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