Sasquatch - Un Walk-In?
Tra le dimensioni...
Diego Antolini
30/04/2020 10:40:53
Avvistamenti
di creature a metà tra l’uomo e la scimmia sono parte della storia
dell’uomo fin dall’inizio dei tempi. Con la venuta dell’uomo
moderno, tali avvistamenti hanno acquisito una prospettiva diversa in
quanto le differenze tra le due razze si sono fatte molto più
marcate. Mentre infatti poteva passare inosservato un Meh-Teh
o un Kangmi
dell’Asia Centrale in tempi remoti, non tanto per le sembianze
quanto per gli usi e i mezzi di sostentamento, con l’evoluzione di
industria e tecnologia creature bipedi coperte di pelo che
passeggiano a piedi nudi tra le vette ghiacciate dell’Himalaya,
nelle impenetrabili foreste del nord America e del Canada, o tra le
paludi del Mato Grosso, creano quantomeno curiosità.
I
primi resoconti di enormi tracce trovate sul terreno provengono dalle
vette dell’Himalaya, dove un certo colonnello Waddell dell’Impero
Britannico si trovava per una battuta di caccia. Si era nel 1887. Nel
1902 un gruppo di dodici uomini scomparve senza lasciare traccia al
confine tra il Tibet e il Sikkim. Militari indiani inviati alla loro
ricerca trovarono e uccisero una creatura semi-umana che fu inviata
all’ufficiale dell’Impero più vicino, Sir Charles Bell. Quello
che accadde poi non è mai giunto negli archivi ufficiali, o comunque
non ne è rimasta traccia.
Nel 1920 la spedizone sulla parete
settentrionale del Monte Everest, guidata dal colonnello C.K.
Howard-Bury, si trovò ad osservare al binocolo un gruppo di figure
che si muovevano lungo le cime innevate sopra di loro. Una volta
arrivati sul posto, dopo considerevoli sforzi, gli uomini poterono
solo notare varie impronte gigantesche (“tre volte quelle di un
normale essere umano”, disse il colonnello). Gli sherpa presenti
fecero immediatamente il nome del Metoh-Kangmi
o, tradotto approssimativamente dal Tibetano, la “Creatura umana”
(Kangmi)
o la “Cosa vivente” (Meh-Teh)
che venne elaborata dai linguisti come “Una cosa vivente simile
all’uomo che non è un essere umano”. Ma a quel tempo il termine
Metoh
associato a “Kangmi”
che non era una parola di origine tibetana ma cinese, veniva usato
colloquialmente per indicare una “creatura delle nevi”. Durante
la trascrizione del messaggio telegrafico dal Tibet all’India,
però, la parola Metoh
venne storpiata in “Metch”.
Un certo Herny Newman, esperto giornalista di grido per il Calcutta
Statesman, venne
consultato per avere una traduzione inglese delle parole “Metch
Kangmi”. Newman non
perse l’occasione e coniò il termine che ancora oggi
nell’immaginario collettivo rappresenta l’anello mancante tra
l’uomo e la scimmia: l’Abominevole Uomo delle Nevi, o Yeti.
In
Nordamerica una simile creatura era conosciuta già dalle tribù
indigene occidentali della British Columbia: Quebec, Northwest
Territories, Yukon (Canada), Idaho, Washington, Oregon e California
settentrionale (USA) con i nomi di Sasquatch
e Oh-Mah
(o “Bigfoot”).
I primi resoconti si hanno già nel 1860, ma è del 1884 la
testimonianza che ha sollevato nella popolazione bianca la
consapevolezza dell’esistenza di qualcosa di diverso dalle tribù
dei nativi americani che fino a quel momento si pensava fossero gli
unici abitanti delle foreste: un gruppo di uomini dei boschi cattura
una creatura in tutto e per tutto umana se non fosse per il folto
pelame che la ricopriva dalla testa ai piedi, per la forza sovrumana
e per le braccia sproporzionatamente lunghe. L’essere venne
soprannominato “Jacko” e la cattura avvenne nei territori
inesplorati della British Columbia, tra le cittadine di Yale e
Lytton. Jacko rimase in cattività per qualche tempo (nel 1946 un
giornalista intervistò un vecchio abitante di Lytton che confermò
di ricordare la creatura). Ad oggi Jacko sembra essere l’unico
Sasquatch
ad essere stato catturato da uomini bianchi di cui si ha notizia
documentata. Altri avvistamenti di “Wildmen” si susseguirono nel
1901, 1904 e 1907.
Immagine che riproduce l'articolo originale della cattura di Jacko, pubblicato sul Daily Colonist del luglio 1884