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Il governo a n-Dimensioni
Legge Universale di Attrazione #2
Diego Antolini
28/02/2019 03:23:03
Il governo di una comunità è basato principalmente sulla rappresentanza, cioè su una minoranza scelta da o imposta su un certo numero di individui per gestire e coordinare la vita sociale interna (tra i membri della comunità rappresentata) ed esterna (nelle relazioni con le altre comunità rappresentate).
Da questo principio base si irraggiano una molteplicità di teorie e schemi più o meno strutturati, quindi razionali, circondati da una infinita varietà di pulsioni irrazionali: interessi, emozioni, ambizioni, bisogni. Quanto è sottile il confine tra le due fattispecie? È davvero sempre la razionalità e l’obiettività a prevalere?
Il governo della ‘polis’ come originatosi nel pensiero Greco aveva un senso – e lo ha tutt’ora – per le piccole comunità che potevano essere le città-stato elleniche, le federazioni Etrusche o i comuni medievali. Ma già i grandi imperi, da quello cinese, Khmer e Indiano, a quelli Inca e Aztechi fino agli imperi Persiano e Romano si orientavano verso una struttura piramidale dove chi occupava il livello più alto o vertice tendeva ad accentrare la maggior parte del potere, o comunque la decisione finale sul destino della popolazione.
La struttura piramidale è quella che oggi sembra avere una valenza molto ambigua: percepita dalla gran parte della massa come ingiusta, è d’altra parte il modello più usato non solo nel settore pubblico ma anche in quello privato. Altri modelli, come quello a raggiera o il modello circolare, non presentano la stessa solidità nelle comunità sociali molto grandi, e tendono a ‘piramidizzarsi’ o a scomparire.
La politica ha molteplici aspetti e non si limita soltanto alla gestione di bisogni e interessi sociali, ma investe ogni altro settore, da quello economico a quello militare e religioso. Sotto il profilo simbolico possiamo identificare denaro, difesa e fede come vertici di un triangolo equilatero al centro del quale dovrebbe trovare posto la società. Tale triangolo “sociale” dovrebbe essere inscritto in un cerchio rappresentato dalla politica, poiche’ ad essa va affidato il compito di “collante” tra la societa’ e i suoi capisaldi sul piano materiale. Ma ogni cosa, come insegna Platone con il “mito della caverna”, parte necessariamente dal suo riflesso sulla parete. L’ombra, che appartiene al mondo delle idee, e’ la vera essenza di ogni concetto umano. Allora il punto di contatto tra la politica - questa difficile eppur irrinunciabile area dell’esistenza - e le sue proiezioni pratiche e’ da ricercare nella sua essenza, e cioè tra le pulsioni umane.
Chi è privo di coscienza o di emozioni può fare politica? I regni animale, vegetale e minerale fanno politica? È una domanda ovvia in apparenza, ma che potrebbe riservare sorprese se si intende la politica come organizzazione e coordinamento sociale. Tuttavia solo l’uomo, che ha una sua propria collocazione nel mondo, è in grado di fare politica in modo complesso. Anche il nuovo ‘regno’, quello cibernetico, non potrebbe replicare in tutto e per tutto le capacità umane, perché nonostante possieda un’intelligenza (artificiale) in grado di apprendere ed evolvere, mancherebbe di un ingrediente fondamentale: la coscienza, o le capacita’ cognitive, che vanno ben oltre gli automatismi dettati dall’istinto e possono trasformare i modelli in 2D (triangolo) e 3D (Piramide) in una proiezione a nD che ha la forma di una...stella. E il simbolo torna all’origine.
Puo’ essere, la politica, un esercizio esclusivo della mente (idee) e del corpo (azioni)? A mio parere no, perche’ mancherebbe della componente emozionale che ricopre un ruolo altrettanto importante, se non superiore, rispetto alle altre due componenti. Il sillogismo è semplice: se la politica è appannaggio dell’uomo e l’uomo è per sua natura un essere irrazionale ed egoista, la politica non può che essere una disciplina irrazionale.
Per quanto l’uomo possa educare la propria mente, acquisire esperienze e compiere decisioni in modo assolutamente razionale, vi saranno sempre momenti in cui decisioni vengono prese ‘d’istinto’, o ‘d’intuito’, o ‘per ispirazione’ (visioni, sogni, ossessioni, ecc). La storia è piena di questi episodi, che non sempre hanno avuto risultati negativi, anzi.
Ecco perché la Legge di Attrazione Universale deve essere la base della politica: educare il proprio cervello all’analisi, alla selezione, alle operazioni di calcolo e agli stili del linguaggio quali retorica e dialettica non basta. Per riuscire a fare politica in modo illuminato serve prendere contatto con la propria natura di essere cosmico e multidimensionale, risvegliare l’emisfero destro del nostro cervello ed accedere così a quella parte della mente che permette di dialogare con l’anima o soffio vitale, la porzione di energia cosmica dentro ognuno di noi che risuona alla stessa frequenza del nostro Universo. È da questa sintonia che si dovrebbe partire per avere una visione ampia e completa di ciò che siamo; solo allora ogni paura o sentimento negativo potrà essere sostituito da una ‘connessione’ con i livelli più elevati della materia sottile che, a loro volta, si rifletteranno nella materia organica e inorganica con un effetto a catena esponenziale, perché così lavora la Legge di Attrazione.
Conoscere e accettare sé stessi come potenziale infinito e multidimensionale; con l’accettazione viene la consapevolezza perche’ alla coscienza e’ ascritto il compito di controllo e dominio sulle pulsioni interiori, pulsioni che dovranno essere orientate verso ogni opera o attività dell’ingegno umano per ottenere il più alto dei risultati. A quel punto ogni tipo di educazione nel mondo materiale potra’ solp perfezionare il nostro “involucro” esteriore e renderci un modello di fiducia, sicurezza e positività per gli altri. In questo sistema di “consapevolezza attiva” governare e’ principalmente il mantenere un equilibrio tra forze positive e i loro contrari all’interno della comunità e tra le varie comunità.
Ma perché nessun governo nella storia dell’uomo è stato in grado di evitare conflitti? Sono due a mio avviso le ragioni principali: per prima cosa non si è mai veramente provato ad evitarli perche’ l’uomo, per le ragioni esposte sopra, non ha ancora effettuato il “salto quantico” della piena consapevolezza del suo ruolo nell’Universo; in secondo luogo, bisogna ammettere che il conflitto è parte integrante del sistema in cui siamo inseriti, dove sembra che ogni elemento e ogni molecola, se lasciati liberi, tendono all’espansione incontrollata (il concetto di Entropia ci dice questo).
Forse nel momento del “passaggio” ad un livello superiore di coscienza anche le leggi verranno modificate, ma in questo momento della nostra evoluzione i conflitti a livello umano sembrano inevitabili. Si dovrebbe trovare, in ogni conflitto, quella parte positiva che possa produrre un’evoluzione collettiva oltre l’esperienza vissuta. Non so se nella storia dell’uomo questo sia stato mai realizzato, ma sono convinto che solo in quel momento la Legge di Attrazione Universale avra’ compiuto pienamente il suo ruolo.
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