La Scarzuola, ovvero la Macchina Alchemica di Buzzi
Diego Antolini
31/01/2019 00:43:39
Avevamo
sempre sentito parlare della Scarzuola come di
un luogo mistico, esoterico, carico di simboli e suggestioni che
spaziano dall'astrologia
all’alchimia, dall’architettura visionaria alla spiritualità.
Dalle foto disponibili
su Internet e dalle notizie lette ci siamo fatti
l’idea che si trattasse di una costruzione che raccoglieva una
grande quantità di significati, molti dei quali ancora da decifrare.
Non
si può parlare della Scarzuola oggi senza nominare Marco Solari, un
personaggio che dal 1981 risiede all’interno della proprietà e
guida decine e decine di persone ogni settimana alla scoperta
dell’Opera di Tomaso Buzzi, suo zio. Marco viene visto da molti
come un uomo scontroso, controverso, enigmatico o, semplicemente,
arrogante, ma certamente dopo averlo ascoltato, si fissa nelle
memorie delle persone a livelli sempre diversi.
La
sensazione che abbiamo avuto sin dall’inizio della nostra ricerca
documentale era che la Scarzuola celasse ancora dei segreti non
rivelati, qualcosa di indefinito e sottile che solo l’Alchimia è
in grado di manifestare nella nostra realtà. E, allo stesso modo,
siamo partiti dall’assunto che le voci su Marco Solari erano basate
prevalentemente sull’apparenza, mentre a noi interessava
individuare l’Omphalos, l’essenza ultima di quel luogo, già
trovato e considerato sacro da un grande mistico qual era Francesco
d’Assisi.
Ci sono voluti circa due mesi per preparare
l’incontro, mesi durante i quali Marco Solari è stato sempre molto
disponibile e cortese. Alla fine abbiamo concordato una data,
naturalmente in un orario dove avremmo potuto visitare la Scarzuola
da soli e parlare con Marco in tutta tranquillità. Abbiamo chiesto e
ottenuto di poter arrivare nel tardo pomeriggio, così da poter
osservare alcune dinamiche durante il tramonto, intuizione che poi,
nelle parole di Marco, ci sarebbe stata confermata come un elemento
molto importante.
Siamo
stati accolti all’ingresso della proprietà in uno spazio erboso
circondato da mura dove sono dipinte delle scene dei vangeli. Alla
fine del cortile vi è la chiesa della Scarzula, altro luogo carico
di spiritualità, che però in questa occasione non abbiamo visitato.
Marco ci ha trattenuti nel cortile per una buona mezz’ora,
parlandoci di energie, della sua visione della Matrice-Sistema e
dell’ “isolamento” psichico che protegge la Scarzuola dalle
influenze esterne.
Sapevamo
che la visita non sarebbe avvenuta solo a un livello fisico e
materiale, ma sarebbe stato un percorso iniziatico alla scoperta dei
segreti della Scarzuola. Questo ci si è rivelato immediatamente
nelle parole e nel modo in cui Marco ci ha condotto ad ammirare
l’Opera di Buzzi. L’anticamera nel cortile è servita a tutti noi
per “sintonizzare” le energie sulle giuste frequenze. La
sensazione che abbiamo avuto è stata che fino a quando non lo
avremmo fatto, non avremmo potuto accedere al livello successivo.
Questo si è rivelato essere il giardino. E’
il luogo dove Francesco d’Assisi scoprì
le fonti d’acqua, è il luogo del silenzio e della contemplazione.
E’ il luogo dove, molti affermano, appare Veronica, una presenza
della quale parleremo in un prossimo articolo. Il dialogo con Marco
nel giardino è stato illuminante per capire le connessioni con il
Parco dei Mostri di Bomarzo. Abbiamo immediatamente notato le
similitudini. Marco ci osserva da dietro gli occhiali da sole e ci
dice:
“C’è
un collegamento in quanto tutti e due [giardino
della Scarzuola e Parco di Bomarzo]
hanno espresso un loro stato interiore e tutti e due hanno un
filone...che seguono che è l’Hypnerotomachia Poliphili. Qui c’è
più perché lui [Buzzi]
era veramente ossessionato da quel libro. Lui [Orsini]
invece
era
un capitano di ventura...è stato anche all’estero...quindi risente
dei discorsi dell’Orlando Furioso e della Gerusalemme Liberata. Qui
non ci sono, perché l’architetto è più una situazione di visioni
di luoghi...”
Ma
come è stato coinvolto Marco Solari in questo difficile compito di
“custode”? Egli ci dice di avere una caratteristica che lo
accompagna sin da quando era bambino, cioè quella di non essere mai
stato definito da nessuno. Sia nel nome, che gli veniva spesso
storpiato, che nei lineamenti e nelle appartenenze familiari, Marco
veniva visto come parte integrante e naturale del contesto in cui si
trovava. Una capacità camaleontica che a lui ha sempre divertito.
Lo
incalziamo, gli chiediamo come lui vede se stesso. Dopo un minuto di
silenzio, afferma che la sua forza è l’intuizione, un dono che ha
sempre avuto e che gli ha permesso di “salvare” l’Opera di Buzzi
contro il parere di tutti i familiari, che l’avrebbero voluta
distrutta per costruire un albergo.
“Siamo
negli anni ‘80, sono gli anni che noi [l’Italia]
decadiamo, dove la nostra dimensione, quella creativa degli anni ‘70,
vacilla e comincia ad uniformarsi...”