Non siamo mai stati soli

Valmalenco Files #0

La prima volta che abbiamo sentito della Valmalenco è stato alla fine del 2016, quando ricevemmo un messaggio da un residente che ci chiedeva se sapevamo nulla degli eventi che stavano impressionando persone e autorità almeno dal 2011.
Ci sono voluti diversi mesi di ricerca per raccogliere dati e informazioni sui vari avvistamenti segnalati e pubblicati sui giornali locali. In un paio di circostanze ne avevano parlato anche media nazionali.


Valutammo che avvistamenti e storie provenienti dalla piccola valle posta al confine con la Svizzera meritassero una più attenta analisi, così abbiamo iniziato a prepararci per un’indagine sul campo.
A giugno del 2017 siamo rimasti in Valmalenco per tre giorni, abbiamo incontrato i nostri contatti sul posto, parlato con diversi testimoni (i quali non erano molto propensi a raccontare le loro esperienze), e sentito storie che andavano molto oltre quelle che erano state pubblicate sui giornali.

E poi abbiamo avuto l’opportunità di visionare alcune fotografie, mai pubblicate, mai mostrate ad alcuno. Quelle fotografie ci hanno fatto capire il livello del fenomeno e quello che sta davvero accadendo in quell’area.
Non abbiamo potuto prendere possesso di quel materiale, ma ci siamo ripromessi di tornare.
La sera prima di lasciare la Valmalenco tenemmo una conferenza sulle “Interferenze Aliene”, con l’intento di aiutare le persone a comprendere che vi sono stati casi simili, che stanno ancora accadendo e che quindi non devono sentirsi soli: fino a quando ricercatori competenti verranno informati sulle dinamiche dei fenomeni che lì accadono, si potrà sempre parlare a favore della popolazione e tentare una spiegazione.

Un anno è passato, durante il quale non abbiamo mai perso i contatti con la Valmalenco. In alcune occasioni ricevemmo notizie e aggiornamenti, mentre continuavamo in silenzio a lavorare per acquisire quel materiale fotografico unico che, se reso pubblico, avrebbe scosso alle fondamenta la comunità dei ricercatori di Esobiologia e non solo. Mai nella storia della presenza aliena sulla Terra ricordiamo di aver visto materiale del genere.

2018. Tom Bosco, direttore di Nexus Italia, e il Gruppo The X-Plan uniscono le forze per studiare i fenomeni della Valmalenco. Questo ha portato alla nostra seconda indagine sul campo – la prima per Tom – in Valmalenco.
Siamo andati a metà giugno, sempre per tre giorni, ma questa volta siamo stati portati in certe aree intorno al Pizzo Scalino, il picco montuoso attorno al quale la maggior parte dei fenomeni sembrano essere avvenuti, e in una di queste zone abbiamo provato l’esperienza di una “rottura” della nostra realtà dimensionale. Tutti noi, per diversi minuti, siamo rimasti completamente isolati all’interno di una  “bolla” dove non entravano suoni o rumori esterni. Potevamo sentire solo le nostre voci, quindi sapevamo di essere svegli e presenti.
Questa è stata per noi del Gruppo TXP la seconda esperienza nella “bolla”: un fenomeno analogo ci era successo sui monti Sibillini, durante l’apparizione dell’ “Ombra della Sibilla” (Leggi articolo). Anche lì provammo le medesime sensazioni: totale assenza di suoni, immobilità della natura, come se tutto intorno si fosse fermato. Ora possiamo collegare.

Tornati al rifugio sotto una luna piena che illuminava il sentiero a giorno, ci siamo ritirati nelle nostre stanze. Circa mezz’ora più tardi riceviamo una chiamata: la nostra guida era fuori e stava osservando due luci giallo/arancio che erano apparse in direzione Bernina  (all’altezza della grande Diga ci Campo Moro), una zona chiave che spiegheremo in prossimi articoli, fluttuando nel cielo per un po’ prima di sparire.
Non siamo riusciti ad uscire in tempo per vederle ma, circa 40 minuti dopo, un’altra telefonata ci avvertiva di uscire immediatamente, perché erano apparse delle luci nei boschi.
Questa volta le abbiamo viste: due luci metalliche, fisse, tra gli alberi sulla parete rocciosa opposta a dove si trovava il nostro rifugio.
Quella notte era stata, fino a un’ora prima, illuminata dalla luna come fosse giorno. Ma in quel momento era diventata completamente nera (e vi è rimasta per tutto il tempo che abbiamo osservato le luci). Abbiamo cercato di scoprire cosa ci fosse dietro le luci, ma i nostri binocoli notturni non ci sono stati di molto aiuto. Le luci erano fisse, impossibile da confonderle con quelle di una torcia o di una lanterna.
Le abbiamo osservate per quasi un’ora, poi siamo rientrati. La nostra guida ci ha consigliato di non avvicinarci.

La mattina seguente però siamo andati ad esplorare la zona dove avevamo visto le luci, in cerca di segni di presenza umana o di qualche attrezzatura.
Mentre eravamo ancora al rifugio a controllare i nostri strumenti sono state scattate 4 fotografie proprio sopra di noi, che mostrano un oggetto sferico non convenzionale che sorvolava la nostra posizione. A occhio nudo non eravamo in grado di vederlo, ma la fotocamera in qualche modo è riuscita a catturarlo.

L’idea di essere osservati non ci ha trattenuti. Siamo andati nell’area delle luci blu e abbiamo esplorato una collinetta e una depressione che stava dietro di essa, dalle rocce agli alberi ai cespugli.

Abbiamo trovato segni. Qualcuno era lì la notte prima, a osservare da uno sperone roccioso posto al livello del nostro rifugio.
Abbiamo trovato tracce. Tre dita artigliate che si arrampicavano sulla roccia.
Abbiamo trovato più tracce. Il segno del graffio di tre artigli su un tratto di terra tra le rocce.
Abbiamo trovato più tracce. Quelle di zampe larghe, 4 dita, simili a quelle di un grande felino.
Abbiamo trovato un’ulteriore traccia. Simile alla zampa, ma 3 volte più grande.
Cosa c’era lì, quella notte, ad osservare? Quanti tipi?
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