I CAVALIERI DEL TEMPIO
[Dalle Cronache dell'Arcadia]:
“Anno del Signore 1111. Le strade di Gerusalemme sono deserte, la polvere copre gran parte delle mura bianche della città come un velo sottile, non riesce a nascondere le numerose chiazze rossastre incrostate nella pietra. Enormi crepe si diramano come serpenti lungo i blocchi che compongono la cinta muraria. Nel silenzio più assoluto, solo il vento osa disturbare l'immobile staticità della scena, facendo sventolare i vessilli crociati posti sulle terrazze di alabastro dei palazzi più alti.Sulla piazza principale, un mendicante scivola furtivo in un vicolo laterale, mentre due donne presso il pozzo alzano il capo e si precipitano in casa, abbandonando sul terreno le brocche colme d'acqua... Passi regolari, sicuri, solenni. Nove cavalieri sfilano lungo la via principale della Città Santa, diretti al Palazzo Reale. Nessuna guardia ha osato fermarli alla Porta Orientale. Nessun soldato si è avvicinato per interrogarli. Le else delle spade riflettono la luce del sole e si specchiano sugli elmi di ferro tenuti sotto braccio. Il Palazzo Reale giganteggia davanti a loro; il pesante portone di quercia e bronzo si apre senza un suono, ma l'eco degli stivalli di cuoio sul pavimento a scacchi sembra annunciare l'imminente apocalisse. Re Baldovino II, sovrano di Gerusalemme, siede stancamente sul trono, al centro di un ampio salone quadrato, dove grandi pilastri sorreggono un ampio soffitto a cupola. I nove cavalieri si dispongono lentamente in semicerchio davanti al Re, che li osserva come ipnotizzato dall'aura che sembra avvolgere gli stranieri. Poi, uno di essi si fa avanti, fissa i suoi occhi scuri in quelli del sovrano, sfila la spada dalla custodia. In quell'istante Gerusalemme trema. Ma il cavaliere non è giunto dall'Occidente per uccidere. Egli si inginocchia e depone la sua spada ai piedi del Re...”
Così possiamo immaginare l'arrivo di Hugues de Payen e dei
suoi cavalieri a Gerusalemme. La loro missione iniziale, quella di proteggere i
pellegrini Cristiani in visita verso la Terra Santa, trasformò i “Poveri
Cavalieri di Cristo” - i nove cavalieri – in un ordine di monaci-guerrieri che
andava rafforzandosi di anno in anno.
Quando i loro alloggi vennero trasferiti sulla spianata del Tempio di
Gerusalemme, tra la Moschea della Roccia e la Moschea di Al-Aqsa, i Cavalieri
di Cristo divennero “Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Gerusalemme”,
poi conosciuti semplicemente come Cavalieri Templari.
La loro fama di invincibili guerrieri attraversò l'Asia
Minore e raggiunse l'Europa. In Francia, l'Ordine venne riconosciuto
ufficialmente e da quel momento le ricchezze da loro accumulate diventano
incalcolabili. Potere, terre, eserciti, i Cavalieri Templari sfidavano da soli
i più potenti regni dell'Europa medievale.
L'Ordine perseguiva tuttavia anche un'altra missione,
esoterica, occulta, legata principalmente al Tempio di Salomone. Nei suoi
sotterranei, infatti, i nove cavalieri avrebbero rinvenuto documenti
antichissimi risalenti addirittura a Mosè. Tali documenti sarebbero stati
trasferiti in Europa e starebbero alla base delle costruzioni di templi e
cattedrali.
Su una tavoletta di rame i cavalieri avrebbero inoltre
trovato le indicazioni per raggiungere i tesori nascosti in varie parti del
mondo al tempo della guerra tra Ebrei e Romani.
Il percorso seguito dai Templari, la loro improvvisa ascesa
e la persecuzione feroce che il Papa e il Re di Francia scatenarono contro di
essi, rimangono sospese tra l'enigma storico e la leggenda.
La storia dei Templari non è solo la storia degli ultimi
Crociati, e nemmeno la vicenda di un ordine monastico deciso ad accumulare
terre e denaro. L'Ordine affonda le sue radici nell'essenza stessa della storia
dell'Uomo, nel Sepher Bereshit che Mosè compilò grazie alla conoscenza
esoterica appresa in Egitto.
I Templari rappresentano, con la loro stessa esistenza,
simboli primigeni come quelli che legano la Materia allo Spirito, e che
opportunamente combinati producono la risultante alchemica della Conoscenza, il
fine ultimo dei profeti e degli Illuminati.
Come per tutti i grandi enigmi, per comprendere i Templari è
necessario possedere una chiave, un codice, un particolare tipo di linguaggio
che sia in grado di svelare l'Arcano degli Arcani: la Chiave di Hiram, il
Segreto di Salomone o l'Aleph Cosmico?
Solo il simbolo può aiutarci in questa difficile ricerca del
simbolo, e del suo prodromo di base, l'archetipo.
Partendo dalla Croce Templare (primo simbolo dell'Ordine),
non possiamo non collegare i quattro lati della croce ai quattro elementi
primari dell'acqua, terra, aria, e fuoco, e della sua quint'essenza (centro)
allo spirito. Associare la croce alla vita attraverso uno dei simboli più
antichi dell'Uomo è entrare nella sostanza del mistero dei Templari. Riuscire a
penetrare l'essenza in un percorso retrogrado che rimuova tutti i veli che il
tempo e l'uomo hanno posto a protezione del Segreto dei Segreti.
IL SEGRETO DI RE SALOMONE
[Dalle
Cronache dell'Arcadia]:
“Il ministro del Re si allontanava con passo veloce,
ansioso com'era di tornare alle confortevoli e familiari camere del Palazzo. Le
mura del Tempio si stagliavano imperiose contro il cielo plumbeo, le sette
arcate frontali simili a enormi fauci pronte a chiudersi. La polvere del
deserto non si arrestava di fronte alle spesse mura di Gerusalemme, anzi, il
vento e la sabbia erano i più fedeli visitatori sul Monte Moriah.
I nove uomini attesero di essere soli prima di spingere il
pesante portone del luogo sacro ed entrare. L'interno della moschea era fresco.
I cavalieri si tolsero la polvere dalla tunica bianca e, in silenzio, si
diressero verso il centro. La serie di colonne che sorreggevano la cupola
faceva pensare a un'armata di immortali posti a guardia del Grande Segreto.
Colui che guidava il gruppo volse lo sguardo in alto, quasi
a voler abbracciare in un solo istante le intricate combinazioni di numeri e
figure geometriche che fluttuavano, invisibili, nell'aria. Poi concentrò la sua
attenzione sul pavimento colorato. Mosse un passo verso Est. Poi un altro. E un
altro. Tre, sette, tre.
Si trovò a fissare una delle colonne del tempio. Il
cavaliere non esitò, poggiò la mano guantata sul simbolo che ben conosceva e il
suo sguardo impassibile si illuminò quando l'ingranaggio si mise in funzione...”
Hugues de Payen e i suoi otto compagni non giunsero a
Gerusalemme per caso né, tantomeno, si presentarono dinnanzi a Re Baldovino II
quali ingenui e devoti seguaci del Santo Sepolcro. Essi avevano una missione
precisa, affidata loro dall'Ordine di Sion (in seguito conosciuto come Priorato
di Sion), un ordine segreto antichissimo e considerato da molti come la “mente”
dei Templari.
Si trattava di una missione di importanza capitale,
destinata a cambiare le sorti del mondo attraverso l'acquisizione di un potere
immenso. La ricerca del Segreto dei Segreti era tramandata di generazione in
generazione da parte dei seguaci di scuole misteriche e di avventurieri
solitari sin dai tempi di Re Salomone.
Il leggendario sovrano, che si dice fondò il Tempio di
Gerusalemme attorno alla Roccia Sacra (sulla quale Abramo, messo alla prova da
Dio, era stato sul punto di sacrificare i suoi figli Ismaele e Isacco) con
l'aiuto di angeli e demoni, invocando energie sconosciute a protezione perpetua
del Sancta Sanctorum. La stessa
Regina di Saba, maga dai grandi poteri, partì dalle sue terre lontane per
rendere omaggio a Salomone, considerato uno dei più grandi alchimisti del mondo
antico.
Il Priorato di Sion utilizzava i Templari già prima del loro
riconoscimento ufficiale, per l'esecuzione materiale di compiti amministrativi
e militari.
Quando i nove cavalieri entrarono in Gerusalemme e ottennero
gli alloggi nella Moschea di Al-Aqsa, sapevano già cosa cercare, e dove.
Il fatto stesso della loro incredibile ascesa dimostra il
successo dell'impresa: penetrando nei sotterranei della moschea, trovarono
nella zona delle “Stalle di Salomone” la rete di cunicoli del Tempio
originario, antico di millenni. Lì raccolsero delle pergamene e altri
documenti. Tra di essi, secondo quanto affermato nei controversi Rotoli di
Qumran, ve ne sarebbe stato uno eccezionale, il Rotolo di Rame inciso circa
trent'anni dopo la morte di Cristo, contenente le indicazioni di sessantuno
luoghi dove, al tempo della guerra tra Ebrei e Romani, sarebbero stati nascosti
altrettanti tesori.
Il contenuto delle altre pergamene doveva riguardare
elementi di geometria sacra, l'utilizzo di nodi energetici della griglia
terrestre (le “ley lines”), la storia di civiltà scomparse e altri segreti che
non sarebbero mai dovuti essere rivelati al di fuori dell'Ordine.
L'immensa conoscenza che i Templari acquisirono in Medio
Oriente proveniva quasi esclusivamente dalla missione sotterranea dei nove
cavalieri, e le costruzioni gotiche in Europa, la cui posizione e struttura
geometrica è ancora oggi fonte di meraviglia, sono la prova del valore di quei
documenti antichi.
Nel 1867 ingegneri britannici esaminarono gli scavi compiuti
dai Templari a Gerusalemme e affermarono che l'Ordine doveva conoscere con
esattezza l'ubicazione del passaggio sotterraneo. Passaggio che non è mai stato
trovato anche perchè risulta praticamente impossibile individuare la posizione
esatta delle originarie fondamenta del Tempio di Salomone.
In Occidente i Templari hanno lasciato qua e là degli indizi
importanti. Nel Regno Unito, in Italia e in Francia vi sono iscrizioni,
sculture, dipinti, e costruzioni architettoniche che nascondono numerosi simboli.
Su una colonna della Cattedrale di Chartre, ad esempio, è scolpita la mitica
Arca dell'Alleanza mentre viene trasportata su un veicolo munito di ruote. Un
indizio sulla reale missione dei Templari? Un simbolo del potere immortale
dell'Ordine? Qual era, infine, il Segreto dei Segreti che avrebbe reso il suo
scopritore dominatore del Mondo?
I TEMPLARI E LA RICERCA DEL GRAAL
[Dalle
Cronache dell'Arcadia]:
“I quattro cavalieri
si passarono l'otre d'acqua per alleviare l'arsura che tormentava i loro corpi.
Il terreno arido rifletteva i raggi del sole e rendeva l'aria un prisma
incandescente. Le bianche tuniche crociate erano impastate di polvere e sudore;
i cavalli, legati poco lontano, nitrivano irrequieti. L'attesa presso le rovine
della città morta durava già da qualche giorno e la tensione era divenuta
insopportabile.
Il vecchio era
l'unico del gruppo a rimanere calmo e lucido, le sue parole confortavano i
compagni più giovani e il suo sguardo severo troncava sul nascere ogni
protesta.
D'un tratto il
vecchio guerriero si fece più attento. Con gli occhi fissi verso l'orizzonte,
sollevò lentamente una mano a schermarsi il volto. Erano apparse delle ombre al
margine del deserto, si stavano avvicinando. Parevano uscire dalla terra
stessa, confuse con i vapori dell'aria.
Un miraggio,
sussurrò un Fratello. Il vecchio sorrise. Venivano da Ovest. Venivano dal mare.
Giunti nei
pressi della città morta, otto stranieri si fermarono. Ognuno di loro indossava
una rozza tonaca di lino con un ampio cappuccio che ne occultava il volto. I
Templari uscirono allo scoperto, le mani strette attorno all'elsa delle spade.
Il vecchio parlò, chiedendo un segno.
Uno degli
incappucciati scesce dal cammello e pronunciò la frase Non
Nobis, Domine, Non Nobis Sed Nomini Tuo da Gloriam.
Il templare
abbracciò il fratello cataro, mentre i compagni di questo si tolsero i cappucci
rivelando il volto di sette donne.
Senza altri
indugi i due gruppi si mossero in direzione delle montagne. A poche miglia di
distanza, all'interno di una lunga spaccatura rocciosa, si apriva l'ingresso di
una grande caverna. Senza una parola, il cataro tolse da una sacca un involto
di velluto rosso. Lo fissò a lungo, poi annuì, rivolto al vecchio templare. I
due monaci smontarono dalle cavalcature e fecero per entrare nella grotta,
quando una figura scura, ammantata di nere stoffe e armata di una lunga spada
ricurva, apparve sulla soglia.
Un istante
dopo, i tre uomini erano scomparsi nelle viscere della montagna...”
L'Ordine Templare riuscì in pochi decenni ad accumulare
ingenti ricchezze e ad espandere la propria influenza su tutto il continente
Europeo.
I suoi Gran Maestri erano rispettati quali uomini
coraggiosi, saggi e illuminati. La loro conoscenza esoterica sui misteri della
natura era pari alla loro abilità con la spada e alla loro fede nella Regola.
Molti Templari erano semplici “Soldati di Cristo”, ma i vertici dell'Ordine
possedevano una conoscenza segreta tramandata probabilmente dal misterioso
Priorato di Sion, ordine misterico antichissimo che giocò un ruolo fondamentale
per l'ingresso di Hugues de Payen nel Tempio di Gerusalemme.
I rotoli riportati alla luce dopo oltre mille anni di oblio
vennero presumibilmente trasferiti in Francia, dove Bernardo di Chiaravalle
(appoggiato dal Priorato di Sion) stava già preparando il terreno per il
consolidamento dell'Ordine Templare in patria.
Lì, nei territori dei Catari, i preziosissimi documenti
sarebbero stati conservati e custoditi assieme ad altre reliquie della
Cristianità: su tutte, il mitico “Santo Graal”, la coppa che Cristo avrebbe
utilizzato nell'ultima cena e nella quale Giuseppe di Arimatea avrebbe raccolto
le ultime gocce di sangue del Figlio di Dio.
Secondo alcuni ricercatori (Baigent, Leigh, Lincoln) il
Santo Graal non sarebbe un oggetto materiale ma un concetto, quello del Sang
Real o della discendenza diretta di Gesù. Questi, secondo tale teoria, non
sarebbe infatti morto sulla croce ma sarebbe fuggito in Francia insieme a Maria
Maddalena e con essa avrebbe avuto diversi figli, i primi della dinastia reale
dei Merovingi.
Depositario del Grande Segreto (materiale o concettuale)
sarebbe stato il Priorato di Sion, mentre l'Ordine Templare venne creato per
custodire nel Tempio la verità sulla “morte” di Gesù Cristo.
In seguito, quando gli Arabi conquistarono Gerusalemme (23
Agosto 1244) i Templari superstiti dovettero fuggire verso Ovest, verso la
costa.
Secondo il Prof. Umberto Cardini, già alcuni anni prima
(1226) il Concilio dei Catari di Pieusse aveva autorizzato il prelevamento della
“Reliquia di Giuseppe”, che sarebbe dovuta partire per la Terra Santa e
lasciata in custodia ai Templari. Così, nei pressi di Acri, avvenne l'incontro
tra Catari e Templari i quali, aiutati dalla setta degli Hashashin
(Assassini) nascosero l'oggetto prezioso in una caverna protetta e affidarono
il segreto del meccanismo di apertura a sette donne, ciascuna delle quali
ricevette un medaglione.
La tesi che il Graal fosse già in possesso dei Catari è di
Otto Rahn, mentre il ritrovamento di tre lettere (databili 1245, 1256, e 1270)
ha portato il Prof. Cardini a teorizzare un collegamento tra Catari, Templari,
e Assassini. La verità sul Santo Graal rappresenta tutt'ora una sfida
affascinante per gli studiosi, e la sua interminabile ricerca simboleggia la ricerca
ultima verso la conoscenza.