"...e talvolta credono, per un'abominevole forma di
follia, d'essersi effettivamente cangiati in lupi, e di tali belve prendono
le abitudini e i costumi..."
Oggi indica chi soffre di certe convulsioni, per le quali è costretto
ad uscire di casa ululando, di notte, per cercare conforto e refrigerio.
LEGGENDE POPOLARI
"...Il lupo apparirà davanti a te...Prendilo
come tuo fratello, perchè il lupo conosce l'ordine delle foreste...Egli
ti condurrà per via piana verso il Paradiso..." [canto funebre
rumeno]
Fin dalle prime popolazioni di ceppo indo-ariano era radicata
l'idea che il lupo fosse un animale psicopompo, capace cioè
di guidare l'anima del defunto dal mondo terreno a quello dei morti. Tale
credenza è testimoniata dal ritrovamento di urne funerarie (contenenti
le ceneri dei defunti) modellate con teste di lupo. Mircea Eliade scrive:
"...I cacciatori primitivi considerano gli animali
simili agli uomini, ma dotati di poteri soprannaturali; credono che l'uomo
possa trasformarsi in animale e viceversa; che le anime dei morti possano
penetrare negli animali; che esistano, infine, relazioni misteriose tra una
persona e un animale singolo..."
Per le popolazioni nomadi preistoriche il lupo era un rivale
temuto nella caccia; occupava la medesima nicchia ecologica dell'uomo, perseguendo
le stesse prede. Era però più abile, più veloce, dotato
di sensi più acuti e di armi naturali formidabili, come zanne e artigli.
Sono questi i motivi che spinsero l'uomo cacciatore a ricercare l'armonia
con lo spirito del lupo, per propiziare la caccia e acquisire più forza
e più vigore. Nelle culture sciamaniche questo avveniva per via imitativa,
facendosi 'invasare' dalla bestia fino ad assumerne i poteri, il comportamento,
e addirittura l'aspetto.
Gli antropologi rintracciano le origini della licantropia proprio nei
rituali sciamanici delle culture nomadi paleolitiche, dove licantropia
sta a significare la capacità da parte di esseri umani di trasformarsi,
in determinate condizioni, nell'animale totemico rappresentativo della tribù.
rito
sciamanico e statuetta del Fungo Sacro
Di tali raffigurazioni totemiche se ne ignora la genesi, ma
si sa che alla sua base esiste un concetto unitario e paritetico di tutte
le espressioni della vita, che favorisce la credenza nella metamorfosi da
animale a essere umano e viceversa.
Per i cacciatori dell'Asia Centrale il totem principale era il lupo. Lo sciamano
delle steppe, attraverso l'assunzione del Fungo Sacro (Amanita Muscaria,
un allucinogeno) che dilata la coscienza, lasciava che lo spirito del lupo
entrasse dentro di lui, e con indosso una pelle dell'animale totemico, ne
assumeva la forma, guidando poi, come uomo-lupo, le danze propiziatorie alla
caccia, se non la caccia stessa.
Di questa funzione totemica del lupo presso le genti indo-ariane
si ha traccia nelle numerosissime leggende nate dalla fusione delle religioni
virili, 'solari' (sciamaniche) con quelle femminili, 'lunari' (basate su riti
della fertilità), adottate dalle popolazioni autoctone dell'Europa,
le quali subirono l'invasione dei nomadi delle steppe asiatiche all'inizio
dell'Età del Bronzo.
Molte leggende delle 'origini' (dell'uomo e del mondo) riservano
al lupo un ruolo principale: nella Grecia mitologica Febo e Artemide,
divinità legate al Sole e alla Luna, vennero partorite da Latona, trasformatasi
in lupa; Licaone (figlio di Foroneo Re d'Arcadia), il capostipite dei Pelagi
e fondatore sul Monte Liceo della prima città, Licosura, si identifica,
per via del nome, con il lupo (Lykos, in greco, vedi par. DEFINIZIONE);
in seguito al mutamento delle condizioni culturali, quando la figura del lupo
assunse valenze negative, la trasformazione di Licaone in lupo diventò
il simbolo della punizione divina.
Giove, riferisce Ovidio nelle Metamorfosi, si reca in incognito da
Licaone, famoso per l'usanza di uccidere tutti gli stranieri che capitavano
sul suo territorio, mangiandone poi le carni. Il sovrano, in dubbio sulla
natura (umana o divina) del suo ospite, decide di sottoporlo ad una prova:
durante il banchetto approntato per l'occasione gli fa servire la carne di
un suo schiavo (o, secondo un'altra versione, del figlio) e per primo ne mangia
personalmente, convinto che se si tratta di un Dio, il visitatore avrebbe
scoperto il sacrificio umano. Sorpreso e indignato per tale abominio, Giove
incendia e distrugge con le sue folgori la reggia di Licaone, e trasforma
quest'ultimo in lupo.
Lykaion, 'territorio del lupo', era il Bosco Sacro che circondava il
tempio di Febo ad Atene; Aristotele vi teneva le sue lezioni, ed è
questa l'origine del termine Liceo. L'immagine del lupo viene così
collegata a quella della sapienza, in conformità con le tradizioni
che ne facevano un animale iniziatico, rivelatore delle conoscenze occulte.
Macrobio, nei Saturnalia, descrive una statua che si trovava nel tempio
di Serapide, ad Alessandria, che raffigurava il Tempo come mostro tricefalo:
una testa di leone tra due teste di lupo. Il leone è il presente, ciò
che sappiamo; il lupo è passato e futuro, ovvero le cose che abbiamo
dimenticato e quelle che non conosciamo ancora.
Flegone descrive un Oracolo nel quale a profetizzare è la testa di
un uomo sbranato da un lupo. Nel nome del lupo è contenuta d'altra
parte la radice Lyk-, la stessa da cui deriva il nome Luce: la creatura
che vede al buio è anche colei in grado di diradare le tenebre, distribuendo
sapienza.
Celti e Sabini si proclamavano 'Figli del Lupo'; Romolo e Remo,
i divini gemelli fondatori di Roma, vennero protetti e allattati da
una lupa.
Romolo e Remo, di Peter Paul Rubens (1614)
Nella mitologia egizia Diodoro Siculo scrive che Osiride
sarebbe rinato, dopo la divisione del suo corpo per opera di Seth, sotto forma
di lupo; nella cultura mongola il Lupo Celeste (la cui compagna è una
Cerva Bianca) è genitore degli eroi, l'ultimo dei quali fu Gengis Khan.
Dalla fusione dei culti indo-ariani con quelli europei deriva anche il ruolo
riconosciuto al lupo nella fecondazione e nella fertilità: in Anatolia
ancora oggi le donne sterili invocano il lupo, nelle campagne, per avere figli;
nella Kamchatka i contadini, per le Feste Ottobrali, realizzano con
il fieno il simulacro di un lupo, cui recano voti per far sì che entro
l'anno le vergini del villaggio possano trovare marito; nell'Antica Roma
il dio Luperco era protettore delle greggi. Le feste in suo onore, i Lupercali
(metà Febbraio) vedevano i sacerdoti correre nudi tra la folla, armati
di corregge di pelle di montone. Ovidio nei Fasti dice che le donne
in età fertile, colpite dalla sferza, sarebbero state fecondate entro
l'anno. Durante i Lupercali, un sacerdote vestito di pelle di lupo
passava inoltre una lama bagnata di sangue sulla fronte di due adolescenti,
probabile riproduzione simbolica di antichi sacrifici umani in onore del lupo
totemico.
Nel passaggio dalle culture nomadi cacciatrici a quelle stanziali agricole,
infatti, muta radicalmente il modo di considerare il lupo. Mentre il cacciatore
aveva bisogno dello spirito del lupo (sia per guidarlo nella caccia, sia per
non averlo come rivale), il contadino deve proteggere le greggi dal predatore.
Il sacrificio in onore del lupo da propiziatorio si trasforma in scongiuro.
Si prega lo spirito dell'animale perchè stia lontano dall'uomo.
Le cerimonie sacrificali assunsero via via una valenza negativa. In questo
contesto si inquadra la leggenda di Licaone narrata da Ovidio. I riti che
originariamente si tenevano sul Monte Liceo, in Arcadia, in onore del lupo,
erano di origine aria, e si configuravano come sacrifici umani a sfondo cannibalistico,
essendo parte della vittima consumata dai celebranti. L'evoluzione culturale
condannò questo rituale, e un mito nuovo venne elaborato per fissare
i nuovi parametri del sacro.
Sono pressochè infinite le leggende che segnano tale passaggio. Plinio
nelle Storie Naturali racconta che il pugile Demeneto (arcade come
Licaone) avendo sacrificato un bimbo a Giove Attico, e avendone mangiate le
interiora, venne trasformato in lupo, e vi restò per nove anni; il
decimo ritornò uomo, e andò a vincere la gara di pugilato a
Olimpia.
atti cannibalici nei confronti di bambini
Degli antropofagi arcadi si diceva che, per espiare le loro
colpe, dovessero ogni anno estrarre a sorte un membro della comunità
e immergerlo nelle acque di un lago, da cui poi ne usciva trasformato in lupo;
egli doveva restare in tale forma per nove anni, e al decimo sarebbe tornato
uomo solo se si fosse astenuto, in futuro, dall'antropofagia. Echi di questo
mito giunsero sino al Medioevo.
Scrive Vicentius nel suo Speculum Historiae che
"...Essi [i lupi mannari] sono, a quanto pare,
lupi che mangiano uomini e bambini, e questo accade per sette motivi: fame,
selvatichezza, vecchiaia, esperienza, pazzia, il diavolo e Dio..."
Secondo il sesto punto, il danno proviene dal diavolo che si
trasforma ed assume la forma di un lupo. Quando i romani combattevano contro
gli uomini dell’Africa, durante la Guerra Punica di Valerio Massimo,
mentre il capitano dormiva, venne un lupo, sguainò la sua spada e la
portò via. Quello era il Diavolo sotto sembianze di lupo. Secondo il
settimo punto, l’offesa viene a volte per ordine di Dio.
Lo sciamano che assume in sè lo spirito del lupo divenne così
una creatura infernale dedita a riti maledetti. I residui della primordiale
religione sciamanica si trasformarono, in epoca classica, in culti diabolici
e stregoneschi. Nasce infatti la figura dello Stregone, in contatto con le
potenze demoniache e con gli istinti più perversi, votati al male.
Il sacrificio umano e le pratiche cannibaliche da cerimonie sacrali divennero
pratiche abominevoli, degenerando poi fino alla profanazione dei cadaveri
e alla necrofagia, perversioni attribuite all'antico animismo sciamanico,
ormai totalmente stravolto.
la licantropia viene ormai associata alla stregoneria
I poteri della metamorfosi, prerogativa sacerdotale, divennero
marchio indelebile di una maledizione divina, oppure frutto di alleanze con
il Mondo delle Tenebre. Il lupo, contestualmente, da animale propiziatorio
acquisì la nuova immagine di mostro antropofago, belva feroce vomitata
dall'inferno.
Da psicopompo a guardiano del Regno dei Morti: Cerbero, che impedisce alle
anime di uscire dall'Aldilà, è un lupo con tre teste. così
lo descrive Dante:
"...Cerbero, fiera crudele e diversa,/ con tre gole
caninamente latra/ sovra la gente che quivi è sommersa./ Li occhi ha
vermigli, la barba unta e atra,/ e 'lventre largo, e unghiate le mani;/ graffia
li spirti ed iscoia ed isquatra.../ Quando ci scorse Cerbero, il gran vermo,/
le bocche aperse e mostrocci le sanne;/ non avea membro che tenesse fermo..."
[Inferno VI, 13-24]
Ade, Re degli Inferi, porta un elmo di pelle di lupo che lo
rende invisibile, e lo stesso valeva per il dio Ajta, divinità etrusca
del mondo sotterraneo.