DEFINIZIONE
Il vampiro è un morto che ritorna dalla tomba in forma
corporea per sottrarre ai vivi la linfa vitale, grazie alla quale sostiene la
sua particolare forma di esistenza crepuscolare, la
non-morte.
Esiste una definizione classica di vampiro: è lo spirito di
una persona defunta, o delle sue spoglie mortali rianimate dal proprio spirito
o da un demone, ritornata tra i vivi per tormentarne l’esistenza, privandoli
del loro sangue. Nel succhiare la propria vittima questa creatura emette un
sibilo caratteristico che è stato chiamato Poppysma
da Pierre Tyraeus de Neuss (termine coniato nel 1700)
Si può identificare nel vampiro una creatura-simbolo delle
forze del male, che si agita in una specie di vita quando la luce del sole
muore, per poi tornare nel proprio rifugio di giorno, dove giace in una sorta
di letargo, in
attesa della prossima notte. Elemento di non secondaria importanza è anche
la connessione tra il vampiro e la sessualità; gli attacchi di queste creature,
tanto nelle tradizioni popolari quanto nella letteratura,sono
frequentemente portati con una lascivia e una sensualità fatali per la vittima,
che si scopre impotente a resistere al languido abbraccio e al lussurioso
morso del vampiro (capace di travolgere e annullare qualsiasi altra percezione
al di fuori di un lungo, penetrante e allo stesso tempo soporifero dolore).
La parola vampiro deriverebbe dal Vampyr tedesco, cha a
sua volta avrebbe acquisito la parola slava Vampir.
LEGGENDE
POPOLARI
“In
Russia la tradizione del vampiro assume, se possibile, dei tratti ancora
più oscuri e tenebrosi”
(Montague
Summers, vampirologo)
Leggende e folklore da tutto il mondo sono permeate del mito
del vampiro. Ecco le caratteristiche principali di queste creature:
Strie (Italia
centrale)
Volkodlak (Slovenia)
Farkaskoldoi (Ungheria)
Koslak (Dalmazia)
Vrykolakas (Grecia)
Polong (Malesia)
Vampir (Serbia
e Bulgaria)
Upier (Polonia)
Upir (Russia)
In Germania troviamo l' Alp, vampiro-demone che entra in casa
sotto forma di farfalla e si siede sul petto dei
dormienti, succhiandone il sangue; il Blautsauger, letteralmente 'succhiasangue',
con il corpo ricoperto di peli, privo di ossa, fa
mangiare alle vittime la terra della sua sepoltura per trasformarli in succhiasangue; nella parte
occidentale dell'area germanica c'è la credenza in uno speciale tipo di vampiro,
il Doppelsauger (doppiosucchiatore): un bambino che in vita continuava
a succhiare il latte dal petto della propria madre anche dopo essere stato
svezzato, quando muore continua a nutrirsi con la carne del suo stesso petto.
In seguito sceglie come preda un membro vivente della sua famiglia, facendogli
rapidamente perdere peso. Le misure precauzionali per evitare al piccolo cadavere
di trasformarsi in Doppelsauger sono quelle di collocare una moneta
tra i denti del morto, un asse semicircolare sotto il mento per impedirgli
di raggiungere il petto, e di assicurarsi che il tessuto del sudario non venga
a contatto con le labbra del defunto.
C'è poi il Mara
(o Moro), conosciuto anche nei
Paesi Slavi, fa addormentare le sue vittime e poi le uccide succhiando loro
il sangue dal petto. E' un mutaforma.
Nelle terre gelate dell'Islanda e della Norvegia
il nome più comune usato per quelle creature che dimorano nei propri tumuli
sepolcrali è Draugr. In alcune leggende si parla di questi esseri come
custodi di favolosi tesori, mentre secondo versioni più macabre i Draugr
erano soliti lasciare le tombe per infliggere terribili pene ai viventi
che avevano causato la loro morte.
L’origine dei vampiri risale a epoche dimenticate. Già nelle necropoli preistoriche i morti
venivano seppelliti con pietre sul petto, per impedir
loro di ritornare dall’aldilà. Il più antico testo vampirico si legge su una
tavoletta babilonese (conservata al British Museum): una formula magica che
serve a proteggere dai demoni notturni succhiatori di sangue, gli Etimmè. Gli antichi ebrei temevano l’Aluka, un essere che assaliva i viandanti
persi nel deserto.
Lilith, demone
assiro, era un demone di genere succubus: golosi di seme umano, esseri di
questa specie entrano di notte nel letto degli uomini e li prosciugano di ogni forza. Da Lilith dipendono le Lilin, che succhiano il sangue dei bambini,
dopo averli rapiti. Venivano raffigurate con le natiche
di asino, animale che rappresentava la crudeltà e la lussuria, e provengono
tradizionalmente dalla Palestina. Potevano anche far uscire le anime dei defunti
per terrorizzare i vivi, ma con un’imprecazione potevano essere cacciate.
Lilith in un' immagine sumera
Nella tradizione greco-romana la regina delle succubi è la Lamia (nome che deriva da “laimos”, gola),
figlia di Belo a sua volta figlio di Poseidone; bella fanciulla o vecchia
strega, oppure rettile coperto di squame dal viso da donna. Regina della Libia,
di lei si invaghì Zeus, dal quale ebbe dei figli,
i quali vennero tutti uccisi (ad eccezione di Scilla) da Era, moglie di Zeus.
Da allora, accecata dalla rabbia cominciò a mordere ogni cosa, trasformò la
sua faccia in una maschera da incubo e cominciò a divorare i figli degli altri.
Durante il giorno era inoffensiva, e riposava, mentre al calar della notte
si svegliava alla ricerca del sangue dei bambini. Secondo un’altra tradizione
invece le Lamie erano demoni meridiani
e si diceva che se un giovane suonava sul parnaso il flauto a mezzogiorno
ella compariva e lo chiedeva in sposo, punendo un
rifiuto con la morte. Le Lamie furono chiamate dai latini Fasti, sorta di demoni alati che assalivano
i bambini durante la notte.
Lamia in una raffigurazione greca
E’ della Roma antica
la Strix (plurale Striges, da cui le Strie italiane e gli Strigoi rumeni) aveva forma d’uccello rapace e beveva il sangue dei bambini
con il becco. Secondo la mitologia greca erano dei demoni infernali che avevano
il corpo di donna ma zanne mostruose. Altro antenato classico del vampiro
è l’Empusa, che dà l’illusione di essere una
bellissima ragazza, mentre le sue reali sembianze sono mostruose, con un piede
di bronzo e uno di sterco d’asina. Il nome significa “intrusa”, e tutte le
creature con questo nome vengono considerate figlie
di Ecate.
Le Larvae sono
quei defunti che si portavano dietro la tara di qualche crimine commesso in
vita, o il marchio di una morte tragica. Incarnano la figura del vampiro slavo
e si differenziano dai Lemures
perché la loro azione sui vivi è funesta e la loro natura è indiscutibilmente
malvagia. L’azione sui vivi era la comparsa di ipocondria,
terrori folli e le vittime di questi tormenti venivano chiamati Larvati o
Cerriti; la stessa epilessia era sintomo degli attacchi di queste creature.
Le Larvae si presentavano con un duplice
aspetto: spettri pallidi dalla faccia contratta o scheletri simili quasi a
manichini che potevano assumere forme sproporzionate e grottesche. Per cacciarli
si dovevano spargere fave nere a mezzanotte davanti alla porta di casa, durante
le feste a loro dedicate.
I Lemures provengono
tipicamente dalla religione romana, con un carattere meno terrificante delle
Larvae: ritornavano sulla terra in particolari giorni dell’anno per terrorizzare
i vivi sotto forma di ombre dei morti. Se il cadavere
non era stato seppellito con le dovute cerimonie, potevano comparire anche
di giorno.
Vi sono molti elementi che indurrebbero a ritenere le Sirene antenate dei vampiri: per il loro
duplice aspetto teriomorfico, infatti, potevano essere
le figlie della terra che attiravano i marinai nei prati dove giacevano le
ossa e le membra disseccate delle loro vittime precedenti, ma sembra che in
origine fossero delle strangolatrici, donne-uccello dalla testa umana con
mammelle di donna e braccia gambe con artigli. Successivamente,
nel Medioevo, furono rappresentate con il corpo di pesce. Furono associate
alle Erinni, alle Lamie ed alle Arpie, e pare che fossero ritenute figlie di Acheo e di Calliope, ma anche di
Forci e di Ceto; secondo alcuni facevano parte del corteo di Persefone, e
Demetra le punì per non aver tentato di impedire il rapimento di Persefone
da parte di Ade, trasformandole in uccelli.
Arpie in una raffigurazione di Gustavo Dorè
Non vivevano all’inferno, ma in un’isola verde, ed erano
molto pericolose nella bonaccia di mezzogiorno, l’ora dei colpi di sole e
degli incubi della siesta, ora in cui si è soggetti
a sogni erotici accompagnati da perdite seminali, fenomeno attribuito a loro,
avide di sperma e di sangue.
Occasionalmente vengono raffigurate
nell’atto di ghermire con gli artigli il capo di un uomo. In
base a reperti archeologici si può affermare che la Sirena fosse originariamente una donna-uccello,
e solo successivamente è stata sostituita con la figura di donna-pesce. Su
uno dei vasi più antichi rinvenuti nello stile Corinto, infatti, è decorato
un uccello con la testa di donna con la scritta “Sipen Eimi” ( io sono una
sirena).
Sirena-Arpia, frammento