LEGGENDE POPOLARI
"...Il lupo apparirà davanti a te...Prendilo come tuo fratello, perchè il lupo conosce l'ordine delle foreste...Egli ti condurrà per via piana verso il Paradiso..." [canto funebre rumeno]
Fin dalle prime popolazioni di ceppo indo-ariano era radicata
l'idea che il lupo fosse un animale psicopompo, capace cioè
di guidare l'anima del defunto dal mondo terreno a quello dei morti. Tale
credenza è testimoniata dal ritrovamento di urne funerarie (contenenti
le ceneri dei defunti) modellate con teste di lupo. Mircea Eliade scrive:
"...I cacciatori primitivi considerano gli animali
simili agli uomini, ma dotati di poteri soprannaturali; credono che l'uomo
possa trasformarsi in animale e viceversa; che le anime dei morti possano
penetrare negli animali; che esistano, infine, relazioni misteriose tra una
persona e un animale singolo..."
Per le popolazioni nomadi preistoriche il lupo era un rivale
temuto nella caccia; occupava la medesima nicchia ecologica dell'uomo, perseguendo
le stesse prede. Era però più abile, più veloce, dotato
di sensi più acuti e di armi naturali formidabili, come zanne e artigli.
Sono questi i motivi che spinsero l'uomo cacciatore a ricercare l'armonia
con lo spirito del lupo, per propiziare la caccia e acquisire più forza
e più vigore. Nelle culture sciamaniche questo avveniva per via imitativa,
facendosi 'invasare' dalla bestia fino ad assumerne i poteri, il comportamento,
e addirittura l'aspetto.
Gli antropologi rintracciano le origini della licantropia proprio nei
rituali sciamanici delle culture nomadi paleolitiche, dove licantropia
sta a significare la capacità da parte di esseri umani di trasformarsi,
in determinate condizioni, nell'animale totemico rappresentativo della tribù.
rito
sciamanico e statuetta del Fungo Sacro
Di tali raffigurazioni totemiche se ne ignora la genesi, ma
si sa che alla sua base esiste un concetto unitario e paritetico di tutte
le espressioni della vita, che favorisce la credenza nella metamorfosi da
animale a essere umano e viceversa.
Per i cacciatori dell'Asia Centrale il totem principale era il lupo. Lo sciamano
delle steppe, attraverso l'assunzione del Fungo Sacro (Amanita Muscaria,
un allucinogeno) che dilata la coscienza, lasciava che lo spirito del lupo
entrasse dentro di lui, e con indosso una pelle dell'animale totemico, ne
assumeva la forma, guidando poi, come uomo-lupo, le danze propiziatorie alla
caccia, se non la caccia stessa.
Di questa funzione totemica del lupo presso le genti indo-ariane si ha traccia nelle numerosissime leggende nate dalla fusione delle religioni virili, 'solari' (sciamaniche) con quelle femminili, 'lunari' (basate su riti della fertilità), adottate dalle popolazioni autoctone dell'Europa, le quali subirono l'invasione dei nomadi delle steppe asiatiche all'inizio dell'Età del Bronzo.
Molte leggende delle 'origini' (dell'uomo e del mondo) riservano
al lupo un ruolo principale: nella Grecia mitologica Febo e Artemide,
divinità legate al Sole e alla Luna, vennero partorite da Latona, trasformatasi
in lupa; Licaone (figlio di Foroneo Re d'Arcadia), il capostipite dei Pelagi
e fondatore sul Monte Liceo della prima città, Licosura, si identifica,
per via del nome, con il lupo (Lykos, in greco, vedi par. DEFINIZIONE);
in seguito al mutamento delle condizioni culturali, quando la figura del lupo
assunse valenze negative, la trasformazione di Licaone in lupo diventò
il simbolo della punizione divina.
Giove, riferisce Ovidio nelle Metamorfosi, si reca in incognito da
Licaone, famoso per l'usanza di uccidere tutti gli stranieri che capitavano
sul suo territorio, mangiandone poi le carni. Il sovrano, in dubbio sulla
natura (umana o divina) del suo ospite, decide di sottoporlo ad una prova:
durante il banchetto approntato per l'occasione gli fa servire la carne di
un suo schiavo (o, secondo un'altra versione, del figlio) e per primo ne mangia
personalmente, convinto che se si tratta di un Dio, il visitatore avrebbe
scoperto il sacrificio umano. Sorpreso e indignato per tale abominio, Giove
incendia e distrugge con le sue folgori la reggia di Licaone, e trasforma
quest'ultimo in lupo.
Lykaion, 'territorio del lupo', era il Bosco Sacro che circondava il
tempio di Febo ad Atene; Aristotele vi teneva le sue lezioni, ed è
questa l'origine del termine Liceo. L'immagine del lupo viene così
collegata a quella della sapienza, in conformità con le tradizioni
che ne facevano un animale iniziatico, rivelatore delle conoscenze occulte.
Macrobio, nei Saturnalia, descrive una statua che si trovava nel tempio
di Serapide, ad Alessandria, che raffigurava il Tempo come mostro tricefalo:
una testa di leone tra due teste di lupo. Il leone è il presente, ciò
che sappiamo; il lupo è passato e futuro, ovvero le cose che abbiamo
dimenticato e quelle che non conosciamo ancora.
Flegone descrive un Oracolo nel quale a profetizzare è la testa di
un uomo sbranato da un lupo. Nel nome del lupo è contenuta d'altra
parte la radice Lyk-, la stessa da cui deriva il nome Luce: la creatura
che vede al buio è anche colei in grado di diradare le tenebre, distribuendo
sapienza.
Celti e Sabini si proclamavano 'Figli del Lupo'; Romolo e Remo,
i divini gemelli fondatori di Roma, vennero protetti e allattati da
una lupa.
Romolo e Remo, di Peter Paul Rubens (1614)
Nella mitologia egizia Diodoro Siculo scrive che Osiride
sarebbe rinato, dopo la divisione del suo corpo per opera di Seth, sotto forma
di lupo; nella cultura mongola il Lupo Celeste (la cui compagna è una
Cerva Bianca) è genitore degli eroi, l'ultimo dei quali fu Gengis Khan.
Dalla fusione dei culti indo-ariani con quelli europei deriva anche il ruolo
riconosciuto al lupo nella fecondazione e nella fertilità: in Anatolia
ancora oggi le donne sterili invocano il lupo, nelle campagne, per avere figli;
nella Kamchatka i contadini, per le Feste Ottobrali, realizzano con
il fieno il simulacro di un lupo, cui recano voti per far sì che entro
l'anno le vergini del villaggio possano trovare marito; nell'Antica Roma
il dio Luperco era protettore delle greggi. Le feste in suo onore, i Lupercali
(metà Febbraio) vedevano i sacerdoti correre nudi tra la folla, armati
di corregge di pelle di montone. Ovidio nei Fasti dice che le donne
in età fertile, colpite dalla sferza, sarebbero state fecondate entro
l'anno. Durante i Lupercali, un sacerdote vestito di pelle di lupo
passava inoltre una lama bagnata di sangue sulla fronte di due adolescenti,
probabile riproduzione simbolica di antichi sacrifici umani in onore del lupo
totemico.
Nel passaggio dalle culture nomadi cacciatrici a quelle stanziali agricole,
infatti, muta radicalmente il modo di considerare il lupo. Mentre il cacciatore
aveva bisogno dello spirito del lupo (sia per guidarlo nella caccia, sia per
non averlo come rivale), il contadino deve proteggere le greggi dal predatore.
Il sacrificio in onore del lupo da propiziatorio si trasforma in scongiuro.
Si prega lo spirito dell'animale perchè stia lontano dall'uomo.
Le cerimonie sacrificali assunsero via via una valenza negativa. In questo
contesto si inquadra la leggenda di Licaone narrata da Ovidio. I riti che
originariamente si tenevano sul Monte Liceo, in Arcadia, in onore del lupo,
erano di origine aria, e si configuravano come sacrifici umani a sfondo cannibalistico,
essendo parte della vittima consumata dai celebranti. L'evoluzione culturale
condannò questo rituale, e un mito nuovo venne elaborato per fissare
i nuovi parametri del sacro.
Sono pressochè infinite le leggende che segnano tale passaggio. Plinio
nelle Storie Naturali racconta che il pugile Demeneto (arcade come
Licaone) avendo sacrificato un bimbo a Giove Attico, e avendone mangiate le
interiora, venne trasformato in lupo, e vi restò per nove anni; il
decimo ritornò uomo, e andò a vincere la gara di pugilato a
Olimpia.
atti cannibalici nei confronti di bambini
Degli antropofagi arcadi si diceva che, per espiare le loro
colpe, dovessero ogni anno estrarre a sorte un membro della comunità
e immergerlo nelle acque di un lago, da cui poi ne usciva trasformato in lupo;
egli doveva restare in tale forma per nove anni, e al decimo sarebbe tornato
uomo solo se si fosse astenuto, in futuro, dall'antropofagia. Echi di questo
mito giunsero sino al Medioevo.
Scrive Vicentius nel suo Speculum Historiae che
"...Essi [i lupi mannari] sono, a quanto pare, lupi che mangiano uomini e bambini, e questo accade per sette motivi: fame, selvatichezza, vecchiaia, esperienza, pazzia, il diavolo e Dio..."
Secondo il sesto punto, il danno proviene dal diavolo che si
trasforma ed assume la forma di un lupo. Quando i romani combattevano contro
gli uomini dellAfrica, durante la Guerra Punica di Valerio Massimo,
mentre il capitano dormiva, venne un lupo, sguainò la sua spada e la
portò via. Quello era il Diavolo sotto sembianze di lupo. Secondo il
settimo punto, loffesa viene a volte per ordine di Dio.
Lo sciamano che assume in sè lo spirito del lupo divenne così
una creatura infernale dedita a riti maledetti. I residui della primordiale
religione sciamanica si trasformarono, in epoca classica, in culti diabolici
e stregoneschi. Nasce infatti la figura dello Stregone, in contatto con le
potenze demoniache e con gli istinti più perversi, votati al male.
Il sacrificio umano e le pratiche cannibaliche da cerimonie sacrali divennero
pratiche abominevoli, degenerando poi fino alla profanazione dei cadaveri
e alla necrofagia, perversioni attribuite all'antico animismo sciamanico,
ormai totalmente stravolto.
la licantropia viene ormai associata alla stregoneria
I poteri della metamorfosi, prerogativa sacerdotale, divennero
marchio indelebile di una maledizione divina, oppure frutto di alleanze con
il Mondo delle Tenebre. Il lupo, contestualmente, da animale propiziatorio
acquisì la nuova immagine di mostro antropofago, belva feroce vomitata
dall'inferno.
Da psicopompo a guardiano del Regno dei Morti: Cerbero, che impedisce alle
anime di uscire dall'Aldilà, è un lupo con tre teste. così
lo descrive Dante:
"...Cerbero, fiera crudele e diversa,/ con tre gole caninamente latra/ sovra la gente che quivi è sommersa./ Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra,/ e 'lventre largo, e unghiate le mani;/ graffia li spirti ed iscoia ed isquatra.../ Quando ci scorse Cerbero, il gran vermo,/ le bocche aperse e mostrocci le sanne;/ non avea membro che tenesse fermo..." [Inferno VI, 13-24]
Ade, Re degli Inferi, porta un elmo di pelle di lupo che lo
rende invisibile, e lo stesso valeva per il dio Ajta, divinità etrusca
del mondo sotterraneo.
Presso i Celti il lupo è carnivoro funebre, ed è raffigurato
seduto sulle zampe posteriori, nell'atto di divorare un morto.
Nasce anche la fama di persecutore di bambini: la lupa Marmolice era un demone
femminile con la quale le madri greche minacciavano i loro piccoli; nutrice
del mostro infernale Acheronte, si diceva che Marmolice potesse rendere zoppi
i bambini disubbidienti.
Intorno alla fiaba di Cappuccetto Rosso Dumezil ha tracciato delle connessioni
con gli antichi miti indo-europei, e Piettre fa notare che esistevano versioni
del racconto molto più truci della fiaba per bambini 'adattata' da
Perrault. In una di esse è presente il tema cannibalico: dopo aver
divorato quasi completamente la nonna di Cappuccetto, il lupo pone parte della
carne e un po' di sangue in un bacile, e li fa mangiare e bere alla bambina.
Contemporaneamente, alla valenza negativa che viene associata al lupo si esalta
il carattere feroce e combattivo di questo animale, la grande abilità
guerriera che i Greci associavano ad Ares, Dio della Guerra. Questo tema ebbe
la sua diffusione soprattutto fra le popolazioni nordiche.
Nell'ottavo capitolo della Volsunga Saga si racconta la storia di Sigmundr
e Sinfjotli che, attraversando una foresta, giungono presso una casa dove
giacciono addormentati due figli di re. Alla parete sono appese due pelli
di lupo: i due giovani sono vittime di un incantesimo per il quale solo una
notte ogni dieci possono sfilare la pelle di lupo e riprendere la forma umana;
quella notte, stremati dalla vita selvaggia appena trascorsa, i due non possono
far altro che dormire.
Sigmundr e Sinfjotli indossano le pelli e il maleficio si trasferisce su di
loro: non possono più liberarsene, hanno perso la voce umana ma riescono
lo stesso a capirsi. Istintivamente fuggono verso la foresta, dove vagano
per nove giorni, vivendo come lupi.
Il decimo giorno, recuperato l'aspetto umano, bruciano le pelli perchè
non possano più nuocere ad alcuno.
Sempre nella Volsunga Saga, al capitolo quinto, si narra di come la
madre di Re Siggeir abbia dilaniato, in forma di lupo, i figli di Volsung,
fatti prigionieri.
In tali leggende nordiche la figura del lupo è associata alla forza,
ma anche alla lacerazione e al dolore. Olaus Magnus ha il merito di aver raccolto
e diffuso le tante credenze sulla trasformazione degli uomini in lupo presso
i popoli nordici: nella sua Historia de gentibus septentrionalibus
egli racconta di come la Notte di Natale si tenga un raduno di molti uomini
mutati in lupo
"...Li quali la notte medesima, con meravigliosa ferocità incrudeliscono, e contro la generazione humana, e contro gl'altri animali, che non son di feroce natura, che gl'habitatori di quelle regioni patiscono molto più danno da costoro che da quei che naturali Lupi sono, non fanno. Perciochè, come s'è trovato impugnato con meravigliosa ferocità alle case de gl'huomini, che stanno nelle selve, e sforzansi di romperle le porte, per poter consumare gl'huomini e le bestie che vi son dentro..." [Trad. di Remigio Fiorentino, Venezia 1861]
Dice ancora Olaus che questi uomini-lupo entrano nelle cantine dove è custodito il vino, e
"...Quei bevono molte botti, e di quella e d'altre bevande, e poi lasciano le botti vote, l'una sopra l'altra, in mezzo alla cantina, e in questa parte sono disformi dai naturali, e veri, Lupi..."
Questi feroci guerrieri venivano chiamati Ulfhedhnir, o Ulfhedhnar, cioè guerrieri 'dalla casacca di pelle di lupo' . Nello Hrafnsmal, antico testo norvegese, essi vengono descritti come combattenti esaltati da un furore sovrumano:
"...Si chiamano pelli di lupo,/ li si vede scuotere/ gli scudi macchiati del sangue dei caduti/ arrossano le spade/ quando giungono alla battaglia..."
La
trasformazione di un Ulfhedhnar
Tale furore è dato dallo spirito della bestia che invasa
il corpo del guerriero, conferendogli forza e resistenza al di là dei
limiti umani.
L'assunzione della forma ferina riproduce il rituale arcaico dello sciamano,
che gettava un ponte tra natura umana e natura bestiale; peraltro il lupo
non era il solo animale totemico con il quale si identificavano i guerrieri
nordici. Vi erano anche i Berserker, o Berserkr, i quali indossavano
vesti di pelle d'orso: lo Hrafnsmal li descrive come
"...Goditori di sangue/ che si precipitano in battaglia,/ schiera che combatte con giubilo...I Berserker abbaiano,/ e gli Ulfhedhnar ululano..."
Gli sciamani vichinghi appartenevano sostanzialmente a due grandi
categorie: gli Uomini della Medicina (Uomini Sacri), guaritori e mistici,
in contatto con le energie dell'universo e in grado di curare i mali dell'uomo;
e poi vi erano le Comunità Odiniche, a cui appartenevano gli Ulfhedhanr,
i Berserker e gli Svinfylking, tutti sciamani-gerrieri che sfruttavano
le conoscenze e le capacità a loro disposizione in battaglia, contro
i nemici.
Gli appartenenti a questa comunità erano per scelta votati completamente
a Odino, e trascorrevano la vita addestrandosi alla guerra e percorrendo costantemente
i Nove Mondi. Erano temuti per il loro spirito combattivo e per la loro incredibile
resistenza al dolore: insensibili al ferro e al fuoco, andavano in battaglia
privi di cotte di maglia e protezioni (secondo quanto narrato nella Ynglinga
Saga) ma solo con la casacca del loro animale totemico.
In particolare, i Berserker combattevano a gruppi, utilizzando
la 'Forza dell'Orso' (la parola scandinava Bar/Ber sta ad indicare
l'Orso e la sua forza). L'animale totemico permetteva a questi guerrieri di
incanalare gli aspetti dell'Ond, energia che permea tutto l'universo,
e di utilizzarla divenendo praticamente invincibili. I Berserker furono
per lungo tempo le guardie del corpo dei re di Norvegia. Gli Ulfhedhnar
(la parola scandinava Ulf significa lupo), al contrario, combattevano
spesso da soli, e soprattutto di notte, anche se lupo ed orso, nel mondo germanico,
erano legati dalla stessa aura di terrore.
Nella saga di Odd-la-Freccia, Gudmund narra che in sogno gli sembrava
di aver visto dalla nave un orso polare terribile, in atto di scagliarsi sui
vascelli di passaggio per farli affondare. Sigurdhr interpreta il sogno come
presagio di venti sfavorevoli.
I guerrieri che venivano invasati dai due animali totemici potevano anche
combattere fianco a fianco, come è confermato dallo Hrafnsmal:
"...I Berserker urlavano/ ardevano nella battaglia,/ gridavano gli Ulfhedhnir/ e scuotevano il ferro..."
Il giacco di pelle di questi uomini-lupo era chiamato Vargstakkar, e le armi preferite erano la lancia (arma di Odino) e l'ascia.
Lo sciamanesimo scandinavo influenzò anche i Celti: Radnar, principe
gallese, andò in guerra contro i suoi nemici sotto forma di lupo; le
Meraviglie d'Irlanda, libro scritto intorno al XIII sec., descrive
come:
"...Esistono alcuni uomini che hanno il potere meraviglioso di assumere a loro piacere la forma di un lupo..."
Nella letteratura arturiana si parla del cavaliere Ulfius, assistente
di Uther Pendragon, appartenente al Clan del Lupo.
Gli Svinfylking, infine: chiamati Uomini-Cinghiale, molto abili nei
travestimenti, combattevano in gruppo con la disposizione a 'testa di cinghiale',
formazione a cuneo che permetteva loro di sfondare le file nemiche al centro,
disperdendone le armate. I due primi Svinfylking in testa al gruppo
erano chiamati Rani, cioè 'musi', ed erano i due migliori guerrieri
nel combattimento con l'ascia.
Secondo il folklore rurale germanico il Roggenwolf (Rye wolf)
è un demone che vive nei grandi campi e tende imboscate agli uomini
strangolandoli. Questa creatura è essenzialmente un tipo di lupo mannaro;
come il mostro Grendel (descritto nel poema inglese Beowulf)
anche il Roggenwolf ha una sinistra madre chiamata Roggenmutter
o Kornmutter.
La paura che il lupo e l'orso incarnano è legata alla magia e alle
forze occulte, risvegliate dai riti sciamanici. I guerrieri invasati dallo
spirito della bestia hanno forza e resistenza incredibili, non conoscono la
paura e compiono atti prodigiosi; questi sono i poteri attribuiti allo sciamano
in tutte le culture preistoriche e preclassiche.
Gli antropologi, ad esempio, hanno osservato un parallelismo fra i Berserker
scandinavi e gli Hirpi Sorani, sacerdoti-lupo del Monte Soratte, eredi
nell'Antica Roma di un culto ancestrale: durante le feste in onore di Apollo
questi sacerdoti entravano in estasi e camminavano sulle braci ardenti, ululando
come lupi.
Monte Soratte
Come i loro animali totemici, i guerrieri-bestia erano sfuggiti e temuti.
Chi li affrontava, e sopravviveva, pagava comunque un prezzo altissimo, se
non sempre in termini fisici, comunque dal punto di vista mentale, per essersi
misurato con forze soprannaturali. La caratteristica di queste creature è
la furia cieca, incontrollabile, contro chiunque.
Nella saga di Odd-la-Freccia dodici fratelli Berserker, insoddisfatti
di un combattimento con nemici troppo deboli, decidono di sfogare la loro
furia sul proprio padre; nella Egilssaga Skall-Grimr, Berserker
figlio di Berserker, attacca il figlio: per impedirgli di sbranarlo
si sacrifica la sua nutrice.
Dumezil, anche sulla base di considerazioni filologiche, rintraccia le origini
di tale invasamento nel furore dei Marut, i compagni di Indra, e del
loro padre, il terribile Rudra, mettendo in luce una precisa eredità
indo-europea nelle tradizioni germaniche e scandinave.
Indra
Non si ha la certezza che le invasioni da parte delle genti
nordiche abbiano avuto un ruolo nella diffusione del mito del licantropo nel
resto dell'Europa. Con la conversione dei vichinghi al Cristianesimo, peraltro,
la figura del Berserker perde l'aura sacra per assumere il carattere
di maledizione diabolica, frutto di un patto con le potenze infernali; entra
in pratica nella casistica della stregoneria.
La vestizione con la pelle di animale (lupo, orso, o altro) da atto simbolico
diviene strumento di un incantesimo: è la pelle che ha il potere di
trasformare in belva chi la indossa. La Bevanda Sacra (eredità,
forse, del Soma vedico) a base di sostanze allucinogene, che i Berserker
assumevano insieme alla birra e all'idromele, diviene un filtro magico, essenziale
al fine della metamorfosi.
Molti opponevano che il Diavolo non poteva avere il potere di modificare la
natura di creature la cui forma era stabilita da Dio; ma a questi si obiettava
che la trasformazione era in realtà illusoria, frutto di inganno, visto
che il Principe del Male aveva la facoltà di confondere i sensi degli
uomini. La maggior parte dei demonologi assicura che l'inganno del Diavolo
non si esercitava direttamente sul corpo fisico, ma coinvolgeva la psiche
mediante una 'proiezione fluidica', che generava un 'doppio' esterno all'individuo,
plasmabile e perciò mutabile in qualsiasi forma. Il 'doppio' restava
comunque collegato al soggetto, tanto che qualsiasi ferita inferta al primo
si trasmetteva identica sul corpo materiale del secondo.
Si ripresenta, ancora, l'immagine quasi archetipica dello Sciamano che, nelle
steppe asiatiche (culla della attuale civiltà europea) praticava un
rituale estatico, mediante assunzione di sostanze magiche, e sperimentava
la regressione allo stato pre-umano, il viaggio astrale fuori del corpo fisico
(oggi gli occultisti parlano di OBE-Out of Body Experience).
All'epoca della 'caccia alle streghe' nell'Europa del XVI secolo, la figura
dell'Uomo-Lupo era legata indissolubilmente con quella dello Stregone, schiavo
del Demonio.
incisione tedesca raffigurante un licantropo sul rogo assieme a due streghe
(XVI sec.)
Si giunge così al punto più basso e negativo della simbologia del lupo: da spirito-guida, propiziatore della caccia e 'traghettatore' di anime nell'aldilà, a mostro da esorcizzare o evocare, a seconda dei fini che si vogliono raggiungere; infine, il lupo come strumento di Satana, usato per perpetrare le nefandezze più crudeli e sanguinose. Il sacro viene completamente sepolto sotto una visione istericamente bestiale.
Se si estende il panorama simbolico al di fuori dei confini
europei si hanno moltissime indicazioni, e diverse morfologie, di zoo-antropismo
nel mondo.
In certe zone dell'Africa l'animale mannaro è la iena: in Abissinia
si pensava che predisposti alla metamorfosi fossero i fabbri. Le iene mannare
avevano un re, cui veniva ogni notte offerto un cadavere; in Nubia
credevano che a trasformarsi in iene, proiettando durante il sonno il loro
'corpo fluidico', fossero le suocere degli uomini sposati; nell'Africa
Centrale gli Stregoni si trasformano in leoni e leopardi.
Un disegno dell'artista Boris Vallejo
Gli uomini-leopardo agiscono tutt'ora, e vi sono processi intentati
per atti di cannibalismo rituale praticati da adepti di sette segrete che
si vestono con pelli di belva e si armano con unghie di leopardo per straziare
i corpi delle loro vittime.
Frequente è anche l'uso di bevande eccitanti e di droghe: negli anni
Sessanta era famoso il 'Tè di Lumumba', che veniva somministrato
ai ribelli congolesi per eccitare in loro la furia della belva: così
invasati, questi si gettavano contro le mitragliatrici e sembravano insensibili
ai proiettili che ne dilaniavano il corpo.
Nel Tanganica e nel Ciad è diffusa la credenza negli
uomini leone; sulle rive del Congo, si parla di uomini coccodrillo;
lungo la fascia equatoriale, di uomini caimano; in Sierra Leone, Libia
e nella foresta del Congo, si favoleggia di uomini aventi la facoltà
di trasformarsi in pantera, dediti al cannibalismo; nel Gabon, si crede
in uomini gorilla; gli uomini leopardo del Kenia pare abbiano dato
origine alla setta dei Mau-Mau, contro i quali gli Inglesi combatterono
a lungo. In molte di queste sette vi sono anche delle donne.
Nell'America Settentrionale l'animale mannaro è,
come in Europa, il lupo: i Pawnee, tribù pellerossa del Platte River,
in Nebraska, si autodefinivano 'stirpe di lupo', e cacciavano i bisonti indossando
la pelle del predatore e imitandone la tecnica. I giovani, nella fase di passaggio
all'età adulta, venivano condotti a spiare i lupi per imparare il loro
modo di vivere.
America Centrale e Meridionale, invece, si riferiscono al giaguaro
quale animale totemico. Sciamano e giaguaro sono considerati tutt'uno, ciascuno
dei due è allo stesso tempo l'altro. Sciamano-animale e Viaggiatore
tra i Mondi, è grazie al suo viaggiare in questa e altre realtà
che lo sciamano ha acquisito i suoi molti poteri. Il giaguaro possiede inoltre
la saggezza arcaica di tenere le sue conoscenze segrete.
Sembra che la sua origine sia ctonia, dal Mondo Sotterraneo verso cui accompagna
spesso le anime dei morti, nel ruolo di psicopompo; è anche il signore
delle montagne, dell'eco e del tamburo. Il suo ruggito è la voce del
Tamburo e del Tuono.
Occorre essere rispettosi del Giaguaro. Solo gli sciamani possono padroneggiarne
lo spirito, negli uomini comuni esso può dar luogo a fenomeni di grave
possessione: i giaguari mannari, analoghi ai licantropi europei.
I Giaguari sono spesso animali lunari, perché schivi e in prevalenza
notturni. Ma soprattutto il Giaguaro è l'incarnazione della Terra che
al tramonto divora il sole e diventa il potere dell'astro solare durante la
sua corsa notturna.
Esso è perciò il Sole che splende nel Mondo Sotterraneo.
Si narra anche di un Giaguaro azzurro, che vive nel Mondo Celeste. Ha due
teste per divorare il Sole e la Luna (eclissi) e gli Indiani Tupinamba dicono
che alla fine dei tempi scenderà sulla terra a far preda degli uomini.
Difficile è padroneggiare questo potentissimo totem. In altre culture
direbbero che solo i chiamati a diventare sciamani possono, gli altri ne vengono
posseduti.
Esistono tuttavia almeno tre miti principali riguardanti la trasformazione
in altri animali. La prima è la leggenda del Lobizon dell'Argentina,
le cui radici affondano nel mito dell'Uomo-Lupo germanico. Il settimo figlio
di una famiglia diventerebbe un lobizon quando è adolescente;
se però il settimo figlio è una femmina la maledizione non si
compie.
Per potersi tramutare in forma di animale è necessario seguire un rituale
preciso: colui che vuole trasformarsi deve ruotare su se stesso tre volte
in circolo, in elementi disgregati quali sabbia, cenere o polvere tombale.
Il lobizon ritorna umano durante il giorno e si trasforma solo nelle
notti di martedì e venerdì. L'uomo non morirà se il lobizon
viene ferito nè realizzerà di esserlo stato nella sua forma
di animale. Il lobizon è un ibrido tra un cane e un maiale,
ha orecchie larghe e mangia i bambini non battezzati, gli escrementi e i rifiuti
trovati nei fiumi, e i suoi occhi sembrano essere infuocati. E' immune alle
armi da fuoco può essere ucciso solo con armi da taglio. Le vittime
sopravvissute diverranno a loro volta dei lobizon, anche se questa
eventualità è rara perché il lobizon non lascia
superstiti. La trasformazione avviene anche inghiottendo la saliva di un altro
lobizon; questa creatura può acquisire forma di cane e gli altri
cani non lo attaccheranno ma saranno suoi compagni.
Al fine di spezzare la maledizione è necessario battezzare il bambino
in sette chiese con il nome di Benito e il padrino dovrà essere il
suo fratello maggiore. Questa credenza ebbe un forte impatto sulla realtà
argentina. Intorno al 1907 molti genitori uccisero o abbandonarono il loro
settimo figlio per paura della maledizione; si arrivò al punto che
nel 1973 il Presidente Perón emise il decreto 848 con il quale si concedeva
al settimo figlio un aiuto economico per tutto il corso degli studi e una
medaglia con diploma commemorativo al battesimo e attestava anche che il Presidente
diveniva il Padrino del ragazzo.
La seconda leggenda proviene dal Messico, e parla di un mutaforma chiamato
Nahual, temuto dagli indios Yakis, Tarahumaras e Seris, discendenti
degli antichi Maya e Aztechi. I nahualli sono streghe con il potere
della licantropia, potendosi mutare in forma di lupo, giaguaro, coyote o aquila
o altri animali per perpetrare vendette.
Non hanno bisogno di sangue per vivere come i vampiri; i nahualli sono
protetti da Tezcatllipoca, Il dio Azteco del sacrificio e della guerra. Per
evitare questi mutaforma si deve posizionare della cenere vicino alla vittima.
Il nahualli teme lame e forbici e l'alglio è più efficace
come veleno per lui che per i vampiri delle storie europee.
Durante l'invasione spagnola e la successiva inquisizione molti presunti nahualli
furono condannati e uccisi per stregoneria. A causa della mancanza di leggende
in Spagna relative al lupo mannaro, il mito del Nahual fu meno offuscato dalle
invasioni europee che in altre zone. Gli Zapotecs e i Chinantecs hanno a loro
volta il mito del nahualli. Secondo la credenza degli Zapotech, un
nahual è molto simile al warlock europeo che fa un patto
col diavolo per ottenere i poteri licantropici. I Chinantecs sostengono che
nahualli possono esserlo sia uomini che donne; essi combatteranno e
uccideranno chiunque incontreranno di notte. Se feriti, riporteranno le ferite
nella loro forma umana il giorno successivo.
Nel 1982, Frank Greenburg scoprì una famiglia di wolf-men
in Messico. Molto pelosi su tutto il corpo furono ingaggiati dal Circo
Nacional do Mexico.
Sempre in America Centrale si trova il Tlahuelpuchi, un vampiro con
poteri di licantropia; anche gli uomini possono esserne contagiati, ma per
lo più sono le donne a divenire dei tlahuelpuchi. Essi sono
differenti dai nahualli proprio per il fatto che hanno bisogno di sangue
ogni mese dopo la pubertà per sopravvivere. La loro vittima normalmente
è un ragazzo.
Il tlahuelpuchi deve compiere alcuni rituali prima di poter uccidere
la propria vittima e berne il sangue: è necessario che voli da nord
a sud e da est a ovest sopra la casa della vittima per formare il segno della
croce. Il tlahuelpuchi deve trascorrere anche un'alba in cui è
sotto forma di animale. La trasformazione avviene tramite la perdita delle
gambe e delle braccia. Le donne tlahuelpuchi si dice siano molto più
forti degli uomini; questo animale mannaro nasce da una maledizione, e se
un membro della stessa famiglia lo uccide, la maledizione si sposta su un
altro esponente giovane della stessa e il cerchio continua. Un deterrente
per il tlahuelpuchi è l'aglio o la cipolla, velenosi se ingeriti.
Non amano i metalli spesso rappresentati da forbici, specchi, medaglie, croci
o medaglioni religiosi. Questo è molto vicino al mito dei vampiri europei
che si ritraggono dai vestimenti sacri della Chiesa Cattolica. A differenza
dei vampiri però le vittime del tlahuelpuchi muoiono semplicemente,
senza subire alcuna trasformazione.
L'Asia è il territorio della tigre. Uomini-tigre si rinvengono
in Malesia, Borneo, India; gli stregoni invasati dallo
spirito della tigre sono particolarmente feroci, e per recuperare la natura
umana devono passare attraverso un porta.
uomini-tigre
Anche in Cina vi sono trasformazioni in tigre, ma in alcune regioni si trovano credenze in uomini-topo e uomini-scolopendra.
uomo-topo
Inoltre, nel rituale di espulsione annuale dei demoni, gli esorcizzatori
(fang-siang shi) erano mascherati con pelli di orso e celebravano una danza
degli orsi per atterrire gli spettri. Uno tra i poteri attribuiti a questi
operatori rituali e agli stregoni in genere è la capacità di
trasformarsi negli animali dei quali vestono la pelle.
La volpe è presente in Giappone, e non sempre è ritenuta
malvagia: nella regione di Ninko si dice che donne-volpi possono entrare
in famiglie umane, sposarsi e portare fortuna a chi le ha accolte.
I sistemi preventivi contro la licantropia variano a seconda
delle latitudini.
In Europa si può impedire la maledizione cui sono condannati
i bambini nati a Natale incidendo ogni anno, per tre anni consecutivi, una
croce sul loro piede sinistro con un ferro rovente.
Nell'Italia Meridionale per sfuggire all'inseguimento di un Lupo Mannaro
basta gettargli in faccia un mantello, accecarlo con una forte luce o salire
una rampa di scale (i Lupi Mannari non possono farlo).
In certe regioni della Francia il presunto Lupo Mannaro in forma umana
deve essere percosso da fanciulle vergini con sottili bastoni di frassino,
fino a ricoprirlo di sangue; quindi gli si gettano addosso zolfo, olio di
ricino, aceto e pece bollenti: chi sopravvive è guarito.